Il Buono, il Brutto e il Cattivo, di Giancarlo Ufficiale, Mario Costantino, Roberto Riccio

Caino e Abele

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Indagine sulla personalità di Duilio Poggiolini secondo Tolemeo

Chi ha avuto la bontà e la pazienza di seguirci sul precedente numero di Linguaggio Astrale, ricorderà che al termine del nostro lavoro sulle sorti minacciavamo di proseguire l’analisi del tema di Duilio Poggiolini, affrontandone la personalità. Scrivemmo in quell’occasione che, appurate l’inoppugnabilità della propensione all’accumulo di ricchezze da parte del nostro, nonché i modi improntati al raggiro, all’inganno, all’intrigo, alla frode, avremmo dovuto rintracciare nella sua indole quei tratti che lo inclinano a tali comportamenti.

Eccoci qui, dunque, a mantenere la parola data. Anche per il presente articolo ci serviremo dei metodi dell’astrologìa classica. Il nostro principale riferimento sarà naturalmente Tolemeo, ma non l’unico. Precisiamo subito che, rispetto all’articolo sull’uso delle sorti riferite all’argomento della ricchezza, siamo costretti a cambiare metodologìa d’indagine. Lì è stato sufficiente prendere alcune dichiarazioni di Vettio Valente e confrontarle con il tema natale. Qui sarà tutt’altra musica. L’argomento di per sé si presenta talmente vasto e complesso, che le singole definizioni date qua e là dai vari autori mal si conciliano con la corretta analisi che la psicologìa di un individuo richiede. In sostanza sono i limiti stessi di ogni manuale di astrologìa. E’ necessario rifarsi piuttosto ai princìpi generali nel modo più corretto.

Lo accenniamo di sfuggita, perché non abbiamo il tempo di dire altro in merito, ma non è per caso che abbiamo introdotto il termine psicologìa. Tolemeo non lo usava; intitolò il suo capitolo sulla personalità Delle qualità dell’animo, definizione peraltro assai bella. Molti hanno sentenziato che in fin dei conti l’astrologìa ha inventato la psicologìa. Noi sottoscriviamo volentieri questa affermazione, convinti come siamo che gran parte della nostra dottrina sarebbe ancora alquanto utile a non poche scuole della moderna psicologìa, oltre che ad una quota consistente dei loro adepti. Con un avvertimento per gli astrologi contemporanei, però: l’esame delle qualità dell’animo veniva considerato la summa del sapere astrologico, ed era azzardato soltanto dai maestri, o comunque esclusivamente quando l’astrologo era certo di essere in grado di padroneggiare la materia. Tutt’altro da quanto avviene oggi…

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Preambolo tolemaico sulle qualità dell’animo

Nel terzo libro del Tetrabiblos Tolemeo spiega che le qualità dell’animo partecipano tanto di una natura sensibile, irrazionale, quanto di una natura intellettuale, razionale. Sfere che, di norma, interagiscono reciprocamente.

La prima ha come suo significatore la Luna, la seconda Mercurio. Perché questi due? Tolemeo accenna ad una spiegazione solo per la Luna, definendola il più corposo dei luminari. Cosa intende? Senz’altro bisogna riferirsi ai capitoli precedenti, dedicati al temperamento. Da lì si apprende che essa è la sede degli umori. Inoltre, è corposa, per così dire, per essenza, in quanto è l’unico astro che noi osserviamo in cielo anche quand’è quasi priva di luce, e per di più non solo di notte, ma anche durante il giorno, basta farci caso. Come spiega V. Nabod, nel suo Commento al Tetrabiblos: “Convengono alla Luna quelle facoltà dell’anima che sono più terrestri e percettibili ai sensi”. Per Mercurio nulla ci dice il maestro d’Alessandria. Le giustificazioni sono peraltro numerose, e tutte legittime. Noi ne traiamo una, ancora da Nabod, il quale commenta che Mercurio è il significatore della parte razionale: “per la leggerezza del suo moto, e per la sottigliezza della sua emanazione luminosa”. Per parte nostra ci sentiremo di aggiungervi altre due considerazioni: una riguardante il suo moto reciproco con il Sole, assai complesso, anzi il più complesso se confrontato a quello degli altri pianeti; l’altra si riferisce alla sua natura, che partecipa sia del maschile sia del femminile, e pertanto ne fa il più adatto a significare l’animo razionale, poiché l’elaborazione intellettiva non ha sesso.

La parte sensibile, che potremmo definire anche emozionale, raccoglie, registra e interiorizza come impressioni gli stimoli che giungono dall’esterno. La parte razionale elabora queste impressioni. Perciò è assai importante che i due significatori siano configurati tra loro, mostrando in questo caso che l’animo è composto, in altre parole che la parte razionale elabora armoniosamente o comunque convenientemente le impressioni contenute nell’animo sensibile.

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Istruzioni per l’uso

Ci rendiamo conto che il nostro modo di esposizione non è privo di pedanterìa, ma il proposito di essere chiari ci induce a procedere con cautela. Per questo motivo preferiamo enunciare immediatamente le coordinate dell’analisi della genitura di Poggiolini, aderenti ai princìpi classici:

1) constatazione circa la configurazione reciproca dei significatori Luna e Mercurio;

2) quale dei due prevalga sull’altro;

3) dominatori dei singoli significatori e loro testimonianze (o aspetti, che dir si voglia);

4) elezione del dominatore assoluto delle qualità dell’animo e come esso è posto;

5) eventuali sovreminenze al dominatore;

6) riepilogo.

Riproponiamo qui il grafico della genitura di Poggiolini, stavolta privo delle sorti [1], in quanto non ci servono in questo studio. Per le stesse ragioni esposte nel nostro precedente articolo non sono riportati i pianeti transaturnini. In compenso vi abbiamo inserito per ragioni che spiegheremo al momento opportuno una stella fissa, Aldebaran, più la tabella delle declinazioni. Per gli antichi tanto le stelle fisse che le configurazioni per declinazione rivestivano la massima importanza. La nostra pratica quotidiana dà loro ragione. Come si constaterà più avanti.

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 latitudinideclinazioniDH [2]visibilità [3]
     
Sole+19.632.24
Luna-4.33-08.515.33
Saturno+1.13-22.211.20
Giove-0.76+21.072.63-27,21 (v.)
Marte+0.90+07.494.80-17,06 (v.)
Venere-2.58+20.401.72-24.76 (v.)
Mercurio+1.26+22.121.80-6.94 (n.v.)
Tyche3.01
Daimon1.81

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Qui comincia l’avventura

1) Luna e Mercurio sono in trigono. Qui già sentiamo nell’aria l’obiezione da parte di qualcuno circa l’orbita: sono più di 8 gradi, troppi. Ebbene, no! Sulle orbite ne sono state dette di tutti i colori, senza che alcuna delle teorìe avesse un ben che minimo fondamento. L’astrologìa classica osservava l’argomento da un punto di vista più fisico, e per le orbite non si dichiaravano numeri a casaccio, ma si prendevano in considerazione il semidiametro del corpo degli astri, li sommavano e dividevano per due. Specificatamente per la Luna il semidiametro è di 12°– 13°, per Mercurio di , per cui l’orbita tollerata è di circa 10°. Quindi nel tema di Poggiolini i due significatori dell’animo sono senza dubbio in trigono. Il che sta a significare che non soffre di affezioni nervose, in qualche modo la sua è una personalità equilibrata, nel senso che non esiste dicotomìa tra le parti emotive e razionali, che, anzi, l’elaborazione delle impressioni della parte sensibile dell’animo avviene nel rispetto della loro natura, del loro fine. Che è tutt’altro dall’affermare che sia un sant’uomo. E questo lo osserveremo più avanti. L’aspetto in esame, inoltre, denota una espressività piena, un modo di porsi nei confronti degli altri accattivante. Che uso ne farà di tutto ciò si vedrà dal n. 3 in avanti.

2) Nel tema di Poggiolini il significatore che prevale è Mercurio, in quanto trovasi in un segno retto, ovvero di lunga ascensione, il Cancro, mentre la Luna si trova in Pesci, segno curvo, ovvero di breve ascensione. Per l’astrologìa classica i segni retti dominano su quelli curvi. Nel caso in esame predominando Mercurio possiamo affermare che la parte razionale si impone su quella emotiva, quindi la persona appare maggiormente guidata dall’intelletto. Andiamo a leggerci a questo punto la dichiarazione generale di Tolemeo circa i segni in cui sono posti i significatori, tratta sempre dal 3° libro del Tetrabiblos:

“In generale, i segni tropici [cioè cardinali, come li chiamiamo oggi, N.d.R.] rendono gli animi acconci a trattare le pubbliche faccende, desiderosi degli uffici civili ed inoltre ambiziosi, dediti al culto, ingegnosi, solerti, indagatori, atti alla ricerca, abili al congetturare e divinatori ed astronomi.”

Riconosciamo in questa descrizione dei tratti che indubbiamente caratterizzano il nostro uomo, ma non è proprio il caso di gridare al miracolo. Si tratta appunto di dichiarazioni generali riguardanti esclusivamente il segno in cui è posto il significatore, seppur prevalente. La dichiarazione avrebbe maggior valore se anche la Luna fosse in un segno tropico, il che non è. Nondimeno qualche traccia ci viene data. Un’altra la reperiamo rispetto alla fase di Mercurio al Sole. Esso si avvia velocemente verso la sua occultazione alla congiunzione superiore. Gli arabi Albohali e Albumasar riconoscono nei nativi che godono di questa configurazione ingegno, rapidità, padronanza di sé, capacità di espansione.

3) Il criterio per stabilire i dominatori dei significatori si basa sulla ricerca dei pianeti che ne detengono le signorie e che a loro si configurano. Oggi le uniche signorìe usate sono il domicilio e l’esaltazione; qualcuno ha rispolverato dalla tradizione i decani, che tra esse era di gran lunga la meno considerata. Se ne sono smarrite altre due, di basilare importanza: la trigonocrazìa [4] e i confini (o termini) egizi [5]. In questa sede non ci è assolutamente possibile tentarne una spiegazione. Per saperne di più rinviamo volentieri i lettori al Commento al I libro del Tetrabiblos di Giuseppe Bezza, oppure ai contatti che vorrete stabilire con qualcuno di noi ai recapiti indicati al termine dell’articolo. Dunque, le signorìe le ricercheremo per il domicilio, l’esaltazione, la trigonocrazìa e il confine.

Per la Luna, situata a 18°33’ di Pesci, il domicilio appartiene a Giove, l’esaltazione a Venere, la trigonocrazìa (o anche triplicità), trattandosi di natività notturna, è assegnata a Marte, mentre i confini appartengono a Mercurio.

Per Mercurio, posto a 26°21’ di Cancro, il domicilio appartiene alla Luna, l’esaltazione a Giove, la triplicità a Marte e i confini sono di Saturno.

Vediamo che Giove vanta diritti nei confronti di entrambi i significatori. Così come Marte, che li signoreggia ambedue per trigonocrazìa. Questa comunanza, unita al trigono esistente tra Luna e Mercurio, conferisce al soggetto abilità nel procurarsi e nel gestire le relazioni, a comunicare efficacemente i propri intendimenti agli altri. Qualcosina possiamo anche trarre dai confini: la Luna è in quelli di Mercurio, questi in quelli di Saturno. Come dire che la persona è alquanto accorta, perspicace, prudente ma scaltra.

Le signorìe da sole non possono farci decidere a chi conferire lo statuto di dominatore del significatore; è necessario infatti valutare anche gli aspetti che il significatore stesso riceve. Noi qui di seguito li scoveremo, abbozzandone anche un’interpretazione. E poi, finalmente, indicheremo chi domina.

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Continua l’avventura I

La Luna è configurata a tutti i pianeti, mentre Mercurio è configurato per declinazione con Giove e Saturno, con Venere per equidistanza dal meridiano inferiore (cioè il Fondo Cielo) ed anche per declinazione, e, come abbiamo visto, per trigono alla Luna.

La Luna configurata a tutti gli astri di per sé sta a significare multiformità d’ingegno, prontezza, imprevedibilità, non chiarezza, oscurità, capacità di simulazione; capacità dilatate dal fatto di trovarsi tanto la Luna che Marte, Saturno, Giove e Venere in segni bicorporei (quelli che oggi sono definiti comuni o mobili). Ma osserviamoli uno ad uno questi aspetti.

Osserviamo la quadratura della Luna a Saturno, essendone questi sovreminente. Qui apriamo una breve parentesi sulla sovreminenza. Nell’astrologìa classica è un concetto fondamentale: l’astro sovreminente domina. L’applicazione più frequente la troviamo proprio nell’interpretazione delle quadrature, tanto da avere interpretazioni diverse rispetto a chi esercita la sovreminenza. Determinare l’astro sovreminente è semplice: è quello che nello zodiaco si trova a destra rispetto all’altro; per esempio tra uno che si trova in Bilancia e l’altro in Cancro, il sovreminente è quello che si trova in Cancro – basta mettere la Bilancia all’oriente (cioè all’ASC) e troverete il Cancro in alto, a destra -. Ordunque, Saturno è in quadrato sovreminente alla Luna. Tra le due possibilità, è la condizione peggiore, quella che reca maggiori danni; le nature di questi due astri sono contrarie, cosa che ci induce a pensare che l’inclinazione dell’animo sensibile rischia di prendere una brutta piega, tanto più che la Luna calante se la cava assai male con la testimonianza di un Saturno addirittura retrogrado. Insomma, una configurazione che non lascia scampo a tutto ciò che di negativo ci suggerisce la circostanza che essa avvenga in segni bicorporei. In particolar modo Abenragel argomenta che: “Il nativo non avrà buon esito in qualsiasi cosa compia”.

Anche con Giove vi è una quadratura, stavolta è la Luna ad essere sovreminente. Anche qui sarebbe stato meglio il contrario, tanto più che la Luna defluisce da Giove. In sé la configurazione conferisce al nativo, secondo i giudizi dell’Anonimo e di Anubione, buon nome, prestigio, appoggi e protezioni da parte di persone influenti, che hanno autorità; ma a causa della sovreminenza della Luna calante e defluente dall’aspetto, prima o poi tutto ciò è destinato a diminuire. Noi, alla luce dei fatti, potremmo anche affermare che sono destinati a sparire, a causa della sua debolezza.

La configurazione a Marte indica nei suoi termini generali – ancorché si tratti di un’opposizione -, coraggio, tenacia, abilità. Detto tra parentesi, quando questi due astri non si configurano in nessun modo, vi è da dubitare sulla presenza di coraggio in un soggetto. Si tratta qui di un coraggio freddo, poiché Marte nella sua fase rispetto al Sole è occidentale, in nascita notturna, nonché nel segno razionale della Vergine. Notiamo anche che l’opposizione di Marte alla Luna calante non di rado inclina ad appropriarsi indebitamente di beni altrui. Inoltre, citando Firmico Materno: “Questi nativi sono abbattuti da un pubblico castigo”. Per Abenragel non si sfugge al carcere. Analizzando meglio questa configurazione, ne notiamo meglio la sua singolarità: ai lettori più perspicaci non sarà sfuggito che mentre per l’opposizione la Luna defluisce da Marte, per declinazione vi si applica. In questo caso l’astrologo si guarderà bene dall’affermare che essa defluisce e si applica al contempo – il che sarebbe un’assurdità -, ma userà un termine particolare, che potremo definire un predominio nella configurazione. Vale a dire che questa doppia configurazione imprime proprietà assolutamente determinanti alla natura delle qualità dell’animo dell’individuo in questione. Come constateremo un poco più avanti.

La Luna è in quadrato sovreminente con Venere, e qui vale quanto detto per il quadrato con Giove: Luna calante, ambedue gli astri in segni bicorporei, in case cadenti e testimoniate rispettivamente per quadratura e opposizione dal malefico Saturno. Oggettivamente non possiamo non constatare come gli effetti che scaturiscono da questa configurazione siano alquanto perniciosi. Ne siamo anche avvertiti dal giudizio di Vettio Valente: “…(Quando la Luna è quadrata a Venere essendo questa) in segni alieni o in gradi contrari avremo offese, instabilità, disonore da parte delle donne e sono causa di azioni infamanti”.

Riassumendo: che cosa sta a significare l’insieme di tali configurazioni? Siccome la condotta morale, generalmente parlando, è denotata dalla natura dell’animo sensibile, necessariamente quella di Poggiolini non mostra un solo aspetto, ma è varia, molteplice: come dicevamo sopra, risulta improntata a qualità contrastanti. Quali predominano? Proprio a questo punto si evidenzia la necessità di eleggere il dominatore della parte sensibile dell’animo, cioè della Luna. Ad un primo esame gli astri che vantano maggiori diritti sono Marte e Venere. Se rileggiamo i giudizi poc’anzi enunciati, i dubbi scompaiono: la condotta morale di Poggiolini inclina ampiamente alla bramosìa del possesso, all’appropriazione indebita.

Abbiamo due dominatori: per chiarezza dovremmo trovarne uno solo. Nel presente caso la scelta si presenta irta di difficoltà. Immaginando di dover essere presi per il collo, dovendo scegliere opteremo per Venere. Essa detiene il dominio della Luna per esaltazione, ma ciò che ci induce a decidere in suo favore è la circostanza che è il primo astro a cui la Luna si applica: infatti il quadrato avviene tra 18°33’ di Pesci e 18°39’ di Gemelli. Nella dottrina delle qualità dell’animo, gli aspetti per applicazione hanno preminenza su quelli per deflussione. E ovviamente il primo astro a cui il significatore si applica assume un’importanza spesso decisiva.

Per quanto riguarda Mercurio, la contrarietà per declinazione con Saturno (Mercurio 22°07’n, Saturno 22°12’s) di per sé manifesterebbe problemi all’espressione verbale, però la testimonianza di Marte a Saturno, secondo l’espressione dell’Anonimo: “scioglie l’impedimento e crescono allora persone di cattiva indole, accorti e sapienti. Da ciò tuttavia non trarranno vantaggio o un beneficio ed essi sono tristi e perfidi”. Abenragel aggiunge: “Dà ricchezze, e il nativo è accorto, perspicace, prudente e sapiente, ma non trarrà vantaggio dalla sua intelligenza e dalla sua scienza”.

L’equidistanza con Venere sarebbe in sé dispensatrice di ottime qualità, come per esempio affabilità, gradevolezza, predisposizione alle amicizie, “rispettosi e generosi nel commercio e nel negozio (dare e avere)” (Anonimo). Ma, nuovamente, siamo in presenza delle testimonianze dei malefici: di Saturno con entrambi, di Marte per quadrato a Venere; sicché ancora il segno del giudizio muta, o quantomeno viene guastato.

Eleggeremo come dominatore di Mercurio, Giove, al quale si applica per declinazione. E’ interessante notare come tra i due pianeti esista una sorta di mutua ricezione. Difatti Giove si trova nel domicilio di Mercurio, mentre questi sta nel segno in cui Giove detiene la signorìa per esaltazione. Questa testimonianza procura per l’Anonimo: “(il) buon consiglio, la capacità nel ragionamento e nelle parole, la saldezza d’animo e alcuni di loro sono tra i più venerati della città. Nascono i segretari dei re, gli eruditi, gli oratori, i filosofi”. Per Vettio Valente: “(…) indica gli amministratori, coloro che si occupano della conduzione degli affari, cui vengono affidati degli incarichi, che traggono mezzi di sussistenza da conti e calcoli (…). Se si trovano in segni operosi, chi nasce trova tesori, traendo profitto da beni confidati e da prestiti”. Illuminanti parole! Nessuno può negare, del resto nemmeno lo stesso Poggiolini, che abbia tratto profitto da conti e calcoli, né che abbia trovato tesori da beni, è vero, non tanto confidati quanto amministrati, però il senso è quello. Il problema è che i due pianeti in questione non si trovano in segni operosi: Giove è in segno opposto al proprio domicilio, Mercurio in segno peregrino. E, ormai lo sospettate anche voi, i malefici di nuovo incombono: Saturno innanzitutto, per il suo aspetto per declinazione ad entrambi, ma anche Marte con la sua quadratura a Giove fa la sua parte, conferendogli, tra l’altro, un tratto di rapacità. Tutto ciò, come abbiamo visto sopra, conduce ad un deterioramento delle qualità esposte: esse vengono, per così dire, costrette al mal fare più che al ben fare.

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Continua l’avventura II

4) Ricapitolando, abbiamo trovato i singoli dominatori dei due significatori delle qualità dell’animo, rispettivamente Venere per la Luna, Giove per Mercurio. La regola recita che dovremmo trarne uno solo. Ciò determinerebbe, secondo le parole di V. Nabod “un fortissimo vigore”, cioè una maggiore purezza e chiarezza, che per l’animo è sinonimo di buon equilibrio psichico.

Qui invece ci troviamo davanti ad un caso in cui entrambi accampano pari diritti nel dominio assoluto dell’animo. Infatti nessuno dei due possiede una forza superiore a quella dell’altro. Giove è sì orientale nella sua fase rispetto al Sole, e nella sua fazione (cioè, nella sua qualità di pianeta diurno è posto sotto l’orizzonte in natività notturna), ma è contrario al proprio domicilio, mentre Venere è in segno dove non ha dignità e in luogo cadente. Da quanto sin qui esposto si evincerebbe che Giove è più forte, o, per meglio dire, meno debole di Venere; però quest’ultima è meglio configurata ad entrambi i significatori. Talché, alla fine, non abbiamo altra possibilità che sceglierli entrambi.

Il Nabod, quando i dominatori assoluti delle qualità dell’animo sono due o più, e il processo di riduzione risulta impossibile, afferma che le qualità stesse “risultano mediocri”. Non si deve intendere qui un giudizio di merito, bensì una corruzione di quella purezza e di quella chiarezza dell’espressione delle qualità stesse cui accennavamo sopra. A nostro avviso il giudizio del Nabod viene enfatizzato dal fatto che noi abbiamo operato in un certo modo la riduzione dei dominatori a due, ma, nel corso della nostra analisi si è ben notato che anche Marte e Mercurio hanno non pochi diritti di dominio. Sicché la corruzione delle qualità dell’animo risulta ancora più evidente, diremmo inoppugnabile.

Venere e Giove sono uniti in Gemelli. In sé tale configurazione conferisce un tratto di amabilità. Ma siccome è una congiunzione che avviene per separazione, non è produttiva per le qualità dell’animo, ma apparente. Come dire che la sostanza va reperita altrove.

5) Per quanto attiene alle sovreminenze ai dominatori, Giove ha la declinazione di Saturno, che avendo gradi maggiori, gli è sovreminente. Venere subisce l’opposizione di Saturno che, di nuovo, esercita la sovreminenza in quanto posto nella parte visibile del cielo. Peraltro anche Mercurio è sovreminente per declinazione ad entrambi i dominatori.

Come si traduce in termini interpretativi la sovreminenza? Essa produce il modo dell’operare e dell’esprimersi delle qualità date dai dominatori. La condizione ideale, come insegna Tolemeo, si ha quando i dominatori non ricevono aspetti per sovreminenza. Non è il caso di Duilio Poggiolini. Quando la malaugurata evenienza occorre V. Nabod sostiene: “Rispetto alle qualità dell’animo le sovreminenze sono da rifuggire, perché stemperano l’animo, e le disperdono in molte affezioni, onde risulta debole. Invece nelle azioni – in tutto ciò che si rivela utile alla vita – la pluralità delle testimonianze e sovreminenze conducono all’opulenza e alle ricchezze”.

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Riassunto delle puntate precedenti, epilogo e gran finale

6) A questo punto noi avremmo più o meno terminato. Ma ci rendiamo conto di avervi sventagliato una manciata di princìpi seguiti da una lunga serie di definizioni, e in tal modo corriamo il rischio di avervi fatto annusare delle tracce senza chiarirvi dove intendevamo condurvi. Senza costringervi a rileggere da capo l’articolo, ci muniamo noi di ago e filo e tentiamo di riannodare il discorso.

All’inizio abbiamo cercato di stabilire lo stato mentale del soggetto, il suo equilibrio, la saldezza dei suoi nervi osservando il trigono tra i significatori dell’animo, Luna e Mercurio: il risultato è stato confortante, positivo. Come secondo passo si è tentato di capire quale delle due parti dell’animo prevalesse, e in considerazione della migliore posizione di Mercurio, abbiamo decretato che era quella razionale, intellettuale, descrivendone le caratteristiche con il giudizio di Tolemeo.

Sin qui tutto semplice e chiaro. Da questo punto le coordinate della nostra ricerca si sono mosse sui seguenti criteri:

a) le qualità dell’animo pure, in sé, sono date dai significatori, cioè da come sono posti nel tema;

b) i modi, i percorsi che prendono le qualità sono conferite dai dominatori dei significatori;

c) stabiliti ed analizzati i dominatori, ne abbiamo cercato le sovreminenze, poiché queste hanno un’influenza decisiva sui detti modi.

Abbiamo allora rintracciato lati pregevoli in Poggiolini, quali la facilità di comunicazione e di rapportarsi agli altri, una sorta di amabilità, intelligenza rapida, perspicacia, coraggio ed audacia, attrazione per le cose belle, per l’arte, attitudine al comando, ad alte cariche pubbliche, e così via. Ma il tutto è immerso, passateci l’espressione, in un’atmosfera torbida, confusa, in cui la simulazione la fa da padrona, per via, se ricordate, del fatto che la Luna è configurata a tutti e cinque i pianeti, e tanto essa quanto quattro di loro si trovano in segni bicorporei. Il colpo di grazia viene inferto dalla configurazione che entrambi i malefici detengono con la Luna, e da Saturno che testimonia Mercurio. Insomma, i pregi inclinano al male, di più si associano caratteristiche disdicevoli, non propriamente di cristallina moralità.

Il trovare quali dominatori i benefici Giove e Venere lì per lì indurrebbe a credere ad una specie di riscatto, ma ben presto ci accorgiamo della loro pessima posizione nel tema, per cui i modi presi dalle inclinazioni del nostro si dimostrano omogenei ad esse. Giove non solo è quadrato a Marte ma è pressoché unito alla stella Aldebaran, di natura Marte a sua volta, il che conferisce veramente un’inclinazione alla vera e propria predonerìa. Invero Giove dista da questa stella 3°, forse un po’ troppi, dirà qualcuno. Se noi anticipassimo di soli 5 minuti l’ora di nascita li troveremmo perfettamente congiunti, e, trattandosi di ora rilevata all’anagrafe, l’operazione non sarebbe illegittima, se tale anticipo spiegasse più precisamente altre circostanze della genitura, si capisce. E poi siamo in presenza di un Saturno retrogrado che incombe tanto sui significatori quanto sui dominatori. Qualcuno ci potrebbe obbiettare che un Saturno in un segno peregrino, retrogrado e occidentale alla sua fase al Sole non dovrebbe avere tanta forza nel nuocere. Ma caratteristica dei malefici è proprio questa: più sono mal messi, più recano danno. Un Saturno nei suoi segni – Capricorno, Acquario, Bilancia – e magari orientale al Sole dignifica le qualità, non le corrompe. Così non è nel tema di Poggiolini; inoltre, è opposto al suo signore, Giove, essendogli sovreminente, ciò che sta a significare un danno massimo.

E qui, avendo completato il nostro percorso circolare, pensiamo proprio di mettere il punto. Sappiamo che a coloro che non hanno familiarità con questo genere di interpretazione si affacceranno non poche perplessità e un mucchio di obiezioni. Noi riteniamo questo modo di procedere sì assai complesso, ma estremamente affascinante e, quel che conta, produttivo ed efficace. Per le perplessità e le obiezioni di cui dianzi siamo disponibili sia personalmente, sia attraverso le pagine della rivista, se qualcuno ritiene di doverle esporre nero su bianco.

A coloro che, giunti miracolosamente sin qui, fossero in procinto di tirare un sospiro di sollievo pensando di essersi finalmente liberati di noi, siamo costretti a infliggere una cocente delusione. Abbiamo infatti l’intenzione di continuare ad imperversare su Linguaggio Astrale anche nel prossimo numero. Sulla graticola continueremo a tenere il nostro Duilio, non tanto perché vi ci siamo affezionati, ma perché vorremmo concludere la nostra ricerca verificando la parte previsionale dell’astrologìa classica. Quindi, se finora di Poggiolini abbiamo appurato le propensioni all’arricchimento con mezzi non legali prima attraverso l’analisi delle sorti e poi attraverso le qualità dell’animo, ora ne dovrem(m)o rintracciare e riscontrare per lo meno i tempi del decadimento. E’ questo, appunto, il compito che ci siamo assegnati. Contenti?

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Note

[1] La sorte è un punto della sfera locale che dista dall’oroscopo (o da altri punti di riferimento) tanti tempi ascensionali quanti ve ne sono tra altri due punti che vengono assunti come “significatori”. Questi possono essere pianeti, cuspidi di case o anche altre sorti, e la direzione del calcolo può mutare tra il giorno e la notte (spiegazione contenuta ne glossario del sito “cieloeterra.it”). Le sorti indicate nel presente articolo sono state calcolate secondo il metodo di Placido Titi. Per chi voglia approfondire l’argomento e le modalità del calcolo di tali sorti si rimanda all’articolo di Marco Fumagalli “Il calcolo delle sorti secondo Placido Titi” pubblicato su Linguaggio Astrale n. 103 di giugno 1996.

[2] La distanza oraria si riferisce alla suddivisione del giorno in 24 ore ed è la misura oraria dell’astro osservato nella sua posizione relativa rispetto alla linea meridiana (asse fondocielo/mediocielo) ed alla linea dell’orizzonte (asse ascendente/discendente). I valori in distanza oraria (DH) indicati nella figura di direzione partono da un valore zero in prossimità del meridiano e determinano i quattro quadranti di sei ore l’uno del cerchio completo, nel seguente modo: dal fondocielo all’ascendente e dal fondocielo al discendente da 0 a 6 ore; dal mediocielo all’ascendente e dal mediocielo al discendente da 0 a 6 ore. Questo significa dire che l’astro situato esattamente sulla cuspide della seconda, dell’undicesima, della nona e della quinta Casa ha un valore di distanza oraria pari a 2 ore (DH 2.00); l’astro situato precisamente sulla cuspide della prima, della dodicesima, dell’ottava e della sesta Casa ha un valore di distanza oraria di 4 ore (DH 4.00), e così via.

[3] In questa colonna viene fornito il dato della visibilità degli astri per il giorno della nascita. Con la sigla v. intendiamo “visibile” o fuori dai raggi del Sole; con la sigla n.v. intendiamo “non visibile” o sotto i raggi (invisibilità e combustione). Con la sigla l.e. intendiamo la “levata eliaca” (mattutina o vespertina), con la sigla t.e. intendiamo il “tramonto eliaco” (mattutino o vespertino).

[4] Signori della triplicità/trigonocratori: nel giorno/nella notte

Triplicità di fuoco Ariete, Leone, Sagittario Sole Giove

Triplicità di terra Toro, Vergine, Capricorno Venere Luna

Triplicità di aria Gemelli, Bilancia, Acquario Saturno Mercurio

Triplicità di acqua Cancro, Scorpione, Pesci Venere Marte

[5] Il Confine è la prima delle due dignità minori e consiste nella divisione di ciascun segno zodiacale in cinque settori di ampiezza variabile, ognuno dei quali viene assegnato ad uno dei cinque pianeti, esclusi i due luminari. I sistemi di divisione dei segni in confini riportati nell’astrologia classica sono tre: un sistema caldeo, uno egizio (a cui ci si riferisce nell’articolo) ed uno tolemaico. Il criterio di attribuzione dei confini sembra essere in relazione, come dice lo stesso Tolemeo, con i tempi ascensionali dei segni, ma sicuramente è stato successivamente corretto in base all’esperienza. Il confine ha molta forza ma il suo effetto è limitato nel tempo e riguarda i mutamenti brevi. È detto anche “termine” (spiegazione contenuta nel glossario del sito www.cieloeterra.it).