Parti o Sorti

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Introduzione al significato delle sorti o parti

La sorte è un punto “virtuale” che si ottiene misurando la distanza tra due corpi celesti (nel caso di Tychê, il Sole e la Luna) riferito ad un terzo punto (l’Ascendente od Oroscopo) dal quale la sorte viene lanciata. Il “lancio” della sorte (klêros) che cade in un determinato punto collega la pratica astrologica alle antiche forme divinatorie espresse mediante il lancio di piccoli sassi o ramoscelli (kleromanteia) e diffusissime nella Grecia antica [1]. In un modo analogo l’astrologo getta la sorte a partire dal grado che sorge il quale significa la vita e l’origine delle cose. I due significatori che indicano l’oggetto stesso della sorte, come ad esempio Luna e Sole per Daimon, definiscono l’arco, il punto d’inizio e la fine.

Il termine greco Klêros significa “parte”. Klêros è la “parte nel mondo” che le anime scelgono prima di incarnarsi, secondo Platone. Da questo punto di vista scegliere il proprio Klêros  è scegliere il proprio” ruolo” e la propria sorte.

Nell’astrologia egizia vi era un uso comune delle sorti, come si può desumere dal contenuto di papiri di geniture ritrovati. Un autore fondamentale sull’argomento è Vettio Valente [2] che osservando Tychê e Daimȏn, e i loro signori, giudica delle malattie  e delle infermità del corpo e dell’animo, così come giudica delle attività e delle azioni facendo progredire le sorti secondo il ciclo delle perfezioni e nell’ambito delle rivoluzioni solari. Allo stesso modo Retorio [3] espone dei casi e giudica attraverso l’esame delle principali sorti alla nascita e nelle rivoluzioni  degli anni. Albumasar [4], che ne parla nel suo trattato sulle rivoluzioni annue, dirige le sorti della nascita e le valuta nelle perfezioni e nei domini ed ingressi che si producono negli anni.

Tolomeo, nel capitolo 11 del terzo libro della Tetrabiblos, oltre al Sole, alla Luna, all’Oroscopo ed ai pianeti, comprende la sorte di Fortuna tra i significatori da assumere nel giudizio sulla durata della vita:

“La sorte di fortuna sempre, e nel giorno e nella notte, deve esser computata in base alla quantità del numero che intercorre dal Sole alla Luna, riportando la distanza equivalente a partire dall’oroscopo secondo la sequenza dei segni, in modo tale che quel rapporto e configurazione propria del Sole rispetto all’oroscopo sia anche della Luna rispetto alla sorte di fortuna, ond’essa quasi appare oroscopo lunare” (Tetrabiblos 3.11 – traduzione di G. Bezza)

Tychê è un punto che si calcola prendendo la distanza tra il Sole e la Luna che si riporta a partire dell’Ascendente in modo che il rapporto che c’è tra il Sole e l’Ascendente è lo stesso che c’è tra la Luna e la sorte di Fortuna, a costituire l’oroscopo lunare. Qui Tolomeo parlando della sorte di fortuna sancisce un principio che riguarda le sorti nella loro generalità e, in effetti, nella tradizione astrologica vi sono numerose sorti (o parti) in cui vengono presi in considerazione, oltre a Sole e Luna, molti altri significatori [5].

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Le sorti astrologiche

Le sorti calcolate in astrologia sono tante ma le due sorti più importanti, tratte dal Sole, il signore del giorno, e dalla Luna, il signore della notte, sono Tychê e Daimȏn, la sorte lunare e la sorte solare.

Dal Sole e dalla Luna, significatori primi  di ogni cosa, e dalle loro sorti, Tychê e Daimȏn, si generano tutte le altre sorti. In questi rapporti con le sorti si esprime una natura complessa che racchiude la posizione del pianeta in relazione al rapporto orario con i luminari, ovvero rispetto alla fase della Luna osservata nella sfera locale.

Il termine greco tychê è la fortuna, la sorte (buona o cattiva). Daimȏn è il genio, il demone, lo spirito (buono o cattivo) di origine divina.  Queste due sorti esprimono l’essenza dei luminari e rappresentano un elemento fondamentale nel giudizio astrologico.

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Le sorti principali

Tra le sorti che ritroviamo nella letteratura astrologica greca ed araba vi sono le sorti dei sette pianeti. Sono le sorti planetarie, chiamate “le sette sorti ermetiche” o “le sette sorti del Panaretos” perché sono contenute nel testo attribuito ad Ermete Trismegisto e di cui parla Paolo d’Alessandria [6]. Oltre a Tychê e Daimȏn, le altre cinque derivano dai cinque pianeti in rapporto o a Tychê o a Daimȏn. La sorte di Saturno è Nemesi (Nemesis), la sorte di Giove è Nikê (Vittoria), la sorte di Marte è Tolma (Audacia), la sorte di Venere è Eros, la sorte di Mercurio è Anankê (Necessità).

Le sorti planetarie sono dette prime ed universali poiché contengono in sé il significato puro ed assoluto della natura dell’astro cui si riferiscono. Questa condizione non la possiamo ritrovare in nessun altro elemento di una natività. In ogni tema natale il pianeta è quasi sempre associato ad un astro, che lo influenza e ne modifica la natura pura ed assoluta, perché è in dignità di altri pianeti o per le figure che si creano con astri di diversa natura. Le sette sorti planetarie, invece, agiscono trasmettendo la “sostanza essenziale” dei sette pianeti.

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nomedefinizionedaa
Tychêsorte di Fortuna, sorte della LunaSoleLuna
Daimȏnsorte del Genio, sorte del SoleLunaSole
Erossorte dell’Amore, sorte di VenereDaimȏnVenere
Anankêsorte della Necessità, sorte di MercurioMercurioTychê
Tolmasorte dell’Audacia, sorte di MarteMarteTychê
Nikêsorte della Vittoria, sorte di GioveDaimȏnGiove
Nemesissorte di Nemesi, sorte di SaturnoSaturnoTychê

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La regola di Ermete – esposta da Abu Ma’shar [7] nell’opera Introductorium in Astronomiam 8,3 – valida in primo luogo per Tychê  e Daimȏn, prevede che quando i due significatori sono entrambi diurni o notturni e concordino per le altre qualità, la sorte viene tratta a partire dal significatore più forte. Se i due significatori hanno pari forza ma uno è diurno e l’altro è notturno, la sorte viene tratta a partire dal significatore diurno, in nascita diurna, dal notturno in una nascita notturna.

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Le sorti dei sette pianeti

I passi riportati si riferiscono al testo I giudizi sulle sorti di Abu Ma’shar” nella traduzione del testo arabo e le note di Giuseppe Bezza.


LunaSole GIFSecondo Abu Ma’shar, “la sorte della Luna o sorte del benessere (…) Si estrae dal Sole e dalla Luna. (…) Il Sole ha significato sulla vita fisica e sulla supremazia e sulla gloria e sui re e l’imperio e il regno e il dominio e la prudenza e vari possedimenti e cose preziose e tutto ciò che ha pregio e valore ed essa rappresenta la fortuna degli uomini nell’onore, l’autorità, il dominio e nel possedere i generi più svariati. (…) Quanto alla Luna ha significato sui corpi e sulle piante e su tutto ciò che giunge in atto in questo mondo. (…)”

La sorte della Luna (Tychê) o del benessere significa quanto concerne l’anima, la sua fortuna ed il suo vigore e quanto concerne la vita, i corpi, la ricchezza e la povertà, l’oro e l’argento, ciò che è agevole e ciò che è difficile, la lode, il buon nome, l’autorità, il sostegno, il regno, il potere, l’elevazione e a quanto è desiderabile. Significa anche ciò che è presente e ciò che è assente, ciò che è palese e ciò che è nascosto, ma anche il segreto e l’inizio delle azioni e dei propositi. “(…) quando buona è la sua disposizione, per la sua condizione, per il suo luogo, significa le buone fortune, quali il regno, autorità, i possedimenti e ciò che è notorio, prezioso e raro.”

La sorte del Sole (Daimȏn) o sorte dell’occulto si estrae dalla Luna e dal Sole e significa (…) sulla linea di condotta, sulla profezia, sulla vita pia e sui segreti e sul pensiero e sulle intenzioni e sulle cose nascoste e segrete e tutto ciò che è assente, e sull’umanità e la generosità e sul caldo e sul freddo.

“(…) La sorte di Venere (Eros) è sorte dell’amore e della concordia, si prende nel giorno dalla sorte del benessere (Tyche) al grado della sorte dell’occulto (Daimon) e di notte l’inverso [8]. (…) E questa sorte ha significato sul desiderio ardente e l’appetito del coito e la passione e il piacere in quelle cose che l’anima desidera e nelle quali si rallegra e si conforta e l’amore e gli amplessi e tutto quanto riguarda le unioni, i connubi, i matrimoni, la voluttà e ciò che è bello, piacevole e dolce.”

“(…) La sorte di Mercurio (Anankê) è sorte dell’astuzia, della povertà e della pochezza dei mezzi, si prende nel giorno dalla sorte dell’occulto (Daimon) alla sorte del benessere (Tyche) e di notte l’inverso [9]. (…) Ed essa ha significato sulla povertà e sulla lotta e sulla paura e sull’odio, sulle controversie e rivalità in gran numero, sui nemici, sulle coercizioni e l’appropriazione indebita, sul commercio, sul comprare e sul vendere, sugli artifizi e le frodi, e sugli scritti e i numeri e la ricerca di diverse scienze, fra cui quella delle stelle.”

“(…) La sorte di Marte (Tolma) è sorte dell’audacia e del coraggio, si prende nel giorno da Marte al grado della sorte del benessere (Tyche) e di notte l’inverso. (…) Questa sorte ha significato sul dirigere e sulla magnanimità e il coraggio e l’audacia e il vigore e l’animosità, l’austerità e il rigore, la crudeltà, l’asprezza, la rapidità e l’urgenza, l’assassinio e la ladroneria e azioni vili e infamanti e fornicazione e frode e perfidia.”

“(…) La sorte di Giove (Nikê) è sorte della prosperità e del soccorso, si prende nel giorno dalla sorte dell’occulto (Daimon) al grado di Giove e di notte l’inverso. (…) E il suo significato porta sull’onore e la reputazione, sul successo, il sostegno, il benessere e la fortuna, sugli esiti lodevoli, sulla rettitudine, sulla ricerca della devozione e su ogni cosa proviene da queste condizioni e la fiducia in Dio e la sollecitudine nell’agire in conformità a Dio e l’amore della giustizia e l’esercizio del retto giudizio fra gli uomini e l’edificazione di moschee e la sapienza e i sapienti e l’alta condizione degli uomini di lettere e ciò che si spera e ci si attende e tutte le cose che l’uomo acquisisce di buono e la compartecipazione fra gli uomini.”

“(…) La sorte di Saturno (Nemesis) è sorte ponderosa e si computa nel giorno dal grado di Saturno al grado della sorte del benessere (Tyche) e nella notte l’inverso. (…) Ha significato sulla memoria e sulla meditazione profonda e sulla fede e la vita pia e la vita ascetica e su tutto ciò che va perduto o è sottratto o cade in un pozzo o nel mare o muore, e sulla condizione dei morti e sul genere di morte e sulla condizione dei terreni e sul seminato e sugli edifici e sull’indigenza, la miseria e l’avarizia e la buona e cattiva ricompensa e il biasimo e la vecchiaia e la molestia e su ogni cosa solida e costante o nascosta o imprigionata e la liberazione dai vincoli e prigionie.”

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Le sorti del Caduceo

Le prime quattro sorti, molto in uso tra gli astrologi egiziani all’interno dell’astrologia ermetica, riguardano le prime manifestazioni della vita. La sorte della Luna e la sorte del Sole sono il corpo e l’anima.

Daimȏn, il Genius dei latini è il Sole  e, così come il Sole, assume i significati del carattere dell’anima, della condotta di vita, dei sentimenti innati e dell’intelletto.

Tychê è la Luna e da essa, così come dalla Luna, conosciamo le qualità fisico-organiche, quanto succede al corpo e quanto concerne la vita, le acquisizioni e le sostanze.

Eros, la sorte di Venere, è la capacità di ispirare affetto e di riceverne i doni, di avere un fascino ed un carisma personale. Esprime una capacità naturale e di temperamento.

La sorte della Necessità (Anankê o sorte di Mercurio) riguarda gli impedimenti, i vincoli, i doveri che sono come dei nodi, le occasioni che capitano nella vita e che non possono essere evitate. Esprime anche la capacità operativa intellettiva che consente di risolvere le situazioni vincolanti che costituiscono un impedimento e che sono come un “nodo”. Se Saturno alla nascita è unito alla Necessità, in principio (e secondo forme che sono varie) può indicare un vincolo che non si scioglie.

La sorte di Base nasce dal rapporto tra la sorte del Sole e la sorte della Luna da qui la considerazione di “Basis” quale equilibrio delle due sorti prime e, in senso generale, l’equilibrio delle geniture intendendovi la giusta composizione delle parti organiche ed animiche e rappresenta quanto è necessario alla vita.  La “sorte di Base”, o “sorte del Fondamento” o “sorte della Durata”, indica il fondamento e la durata nel nostro mondo. Il Signore della sorte di Base è, in un certo qual modo, da intendere come il Signore del Destino. Nella sorte di Base vi è il significato di buona disposizione. In principio, la sorte di Base è la perfezione del corpo e, se molto afflitta o unita alla sorte di Malattia, può indicare una malattia grave o congenita. Vettio Valente inserisce la sorte di Base riguardo l’esame dei “mezzi di vita” unitamente all’esame di Tychê, Daimȏn e, occasionalmente, Anankê (Necessità).

Per la loro natura Mercurio si può riferire alla sorte della Necessità e Venere alla sorte di Base. Poiché il Sole, la Luna, Venere e Mercurio significano maggiormente l’anima, le quattro sorti del caduceo si riferiscono all’anima che si incarna e vive. Significatori dell’intelletto sono Mercurio ed il Sole; significatori dell’animo sensibile, sono la Luna, per la parte sensitiva e vegetativa, e Venere, che rappresenta i desideri e gli “appetiti” dell’essere umano. Queste sorti sono basilari e le figure rispetto a qualcuna di queste sorti aumenta l’importanza e l’influenza della stella o del pianeta coinvolto dalla figura stessa.

In Paolo d’Alessandria le quattro sorti del Caduceo riguardano Tychê, Daimȏn, la sorte di Venere, Eros (calcolata da Daimȏn a Venere), e la sorte di Mercurio, Anankê (calcolata da Mercurio a Tychê). La maggioranza degli autori che si riferiscono alle sorti del Caduceo, per quanto concerne gli elementi da cui si traggono la sorte di Eros e di Anankê, perdono ogni riferimento a Venere e Mercurio  e fanno derivare direttamente queste sorti da Tychê e da Daimȏn. La sorte di Venere, Eros, assume spesso il nome di sorte di Base o del Fondamento, ma si trae da Tychê e da Daimȏn; la sorte di Mercurio conserva il nome di Anankê, ma si trae da Daimȏn e da Tychê. Anche queste due sorti ermetiche si scambiano le loro posizioni dal giorno alla notte.

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Caduceogiornonotte
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TychêSoleLunaLunaSole
DaimȏnLunaSoleSoleLuna
BasisTychêDaimȏnDaimȏnTychê
AnankêDaimȏnTychêTychêDaimȏn

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Le quattro sorti di Tychê, Daimȏn, Basis ed Anankê sono state poste in relazione all’emblema del caduceo [10]. Se il bastone del caduceo simboleggia l’equatore, le ali sono il tempo che trascorre e i due serpenti, maschio e femmina, sono il Sole e la Luna che nel corso dell’anno percorrono l’eclittica ed in dati momenti sono uniti in altri sono separati.

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Elenco delle principali sorti

Dopo le sette sorti planetarie Paolo d’Alessandria ne enumera altre, quali la sorte dei Figli, dei Fratelli, della Nemesi e così via, anch’esse contenute nel Panaretos.

All’origine le sorti costituivano un insieme organico mentre al giorno d’oggi vi è una certa confusione al riguardo. L’anonimo compilatore bizantino che le recensisce (CCAG 8,3190) dichiara che i Babilonesi e i Persiani impiegavano 97 sorti, ripartite in tre specie. Dichiarazioni simili troviamo in Albumasar, in Ibn Ezra [11] e in Guido Bonati [12].  Il primo genere è costituito dalle sorti planetarie esposte da Paolo d’Alessandria; il secondo comprende le sorti dei dodici luoghi, che sono 80; il terzo genere comprende 10 sorti necessarie per il giudizio delle geniture e delle questioni universali (G. Bonati, 8,2,16; Albumasar, introd. 8,5).

La tabella che segue indica alcune sorti ritenute particolarmente utili che dovrebbero essere osservate in ogni natività e, a seconda delle necessità, nel progredire dei tempi.

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nomedaadi nottesignificati generali
TychêSoleLunamutaIl corpo, la vita, le acquisizioni, le sostanze
DaimȏnLunaSolemutaL’animo, il comportamento, i desideri
BasisTychêDaimȏnmutaIl fondamento, l’origine, il legame tra corpo e anima
AnankêMercurioTychêmutaI legami, il destino, gli accidenti violenti
TolmaMarteTychêmutaL’audacia, la macchinazione, la violenza
NikêDaimȏnGiovemutaLa fede, le imprese, il successo
NemesisSaturnoTychêmutaLa rovina, l’affanno, la morte
PadreSoleSaturnomutaIl padre
MadreVenereLunamutala madre
FratelliSaturnoGiovenon mutai fratelli
FigliGioveSaturnonon mutai figli
Nozze uomoSaturnoVenerenon mutala moglie
Nozze donnaVenereSaturnonon mutail marito
ErosDaimonVeneremutal’amore, i desideri, le brame
MalattiaSaturnoMartemutal’occasione violenta, il pericolo, la malattia inseparabile
AttivitàMercurioMartemutale azioni, le attività
InsidieSoleMartemutale insidie, i pericoli, i raggiri

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Mentre vi è la possibilità di indicare tutte le sorti, in realtà, vengono interpretate le sorti principali, che riguardano degli eventi necessari alla vita, limitando l’uso delle altre sorti quando e se insorgono specifiche esigenze. Questo è il caso, ad esempio, delle sorti citate da Vettio Valente, del Furto, delle Insidie e dei Debiti. In generale, il giudizio delle sorti è secondario a quanto viene tratto dai significati degli astri, inoltre, le sorti integrano e completano i giudizi e possono specificare qualcosa che i pianeti non sempre riescono ad esprimere in maniera compiuta.

In questa stessa tradizione, la sorte della Luna viene rappresentata nelle sue diverse disposizioni e qualità (quale dea della fortuna mobile ed incostante) e assume diversi nomi Klêros, tès tychês, sors fortunae, sorte della sorte, sorte di Tychê.

La sorte delle Nozze indica le unioni di per sé, il modo e la qualità dei legami, ma anche le disposizioni affettive e le inclinazioni sessuali. In generale, nell’esame delle sorti osserviamo il signore della sorte. Se, ad esempio, il signore delle Nozze è afflitto può indicare vedovanza, se lo è il signore del Padre, può indicare un cattivo carattere del padre. Inoltre, se il signore della sorte delle Nozze è un pianeta benefico che entra sotto i raggi del Sole, indica una difficoltà nei legami ma rappresenta maggiormente la separazione più che la vedovanza.

La sorte della Malattia (Sinos) più che la malattia di per sé indica il pericolo e le occasioni pericolose. Il suo F5_1ApollonWeb copiasignificato si qualifica in modo più chiaro a seconda di quali testimonianze forti esprimono i pianeti. Ad esempio, se la sorte di Malattia è con un malefico indica un pericolo nel corso della vita, che non è necessariamente un evento di malattia. Se la sorte è in un angolo il pericolo è certo. Di frequente, l’unione della sorte di Fortuna con la sorte di Malattia è indice di malattia per un fattore congenito; in dati casi, l’unione di Malattia e Nemesi, posta in VIII Casa, è l’indice di una possibile morte violenta.

La Nemesis è la sorte che indica che ciò che è nascosto viene portato alla luce e rappresenta, nelle sue motivazioni originarie, la divinità che retribuisce ciascuno secondo giustizia.

La Necessità unita all’Audacia può essere l’indice di una persona con dei tratti violenti o che può subire una qualche violenza; inoltre, indica la persona che nelle circostanze in cui viene coinvolta (Necessità) opera con temerarietà, con forza e vigore (Audacia).

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Metodi di calcolo delle sorti

Dopo Vettio Valente (nato ad Antiochia e vissuto nel sec. II o III d. C) abbiamo testimonianze di autori importanti, quali Albumasar (VIII secolo), Al-Biruni (tra il X e l’XI secolo) [13], Ali ibn Ridwan (XI secolo) [14], al-Nayrisi (commentatore di Tolomeo) [15] che calcolano le sorti secondo i principi esposti, secoli dopo, da Placido Titi [16]. Dagli scritti sull’argomento possiamo comprendere che Placido Titi solleva la questione del computo delle sorti, suscitando quale reazione il proporsi di vari metodi di calcolo. Sappiamo anche che nella letteratura astrologica dei due secoli precedenti vi è un modo di calcolare le sorti per longitudine zodiacale. Solo attraverso gli scritti di Adriano Negusanzio, amico di Placido Titi, possiamo riferirci ad una trattazione che chiarisce meglio quello che originariamente doveva essere il calcolo delle sorti.

Sui diversi modi del calcolo delle sorti:

Metodo volgare

Per il calcolo della posizione di una sorte, ad esempio la sorte di fortuna in nascita diurna, si considera la longitudine zodiacale dell’Ascendente a cui si sottrae la longitudine zodiacale del Sole e si somma la longitudine zodiacale della Luna. Si ottiene così la longitudine della sorte che viene considerata un punto dell’eclittica con latitudine 0°. In questo modo di calcolare le sorti non viene tenuta in alcun conto la regola tolemaica che osserva  e calcola le sorti secondo il moto diurno.

Metodo di Adriano Negusanzio e Placido Titi [17]

Il metodo di Negusanzio si fonda sul principio secondo cui là dove si trova la Luna, se il Sole fosse all’Ascendente, quello è il luogo della sorte. A questo scopo si calcola la distanza tra l’ascensione obliqua del Sole e l’ascensione obliqua del grado Ascendente a cui si aggiunge l’ascensione retta della Luna. Si ottiene in questo modo l’ascensione retta della sorte che si troverà sempre sul parallelo di declinazione della Luna. Così determinati l’ascensione retta e la declinazione (sempre uguale a quella della Luna) della sorte si possono calcolare i valori di distanza retta, distanza oraria e il grado di passaggio.

Metodo di Brunacci e di Onorati

Qualche anno dopo la morte di Placido, nella ristampa della Coelestis Philosophia del 1675, Francesco Brunacci e Francesco Maria Onorati propongono un metodo di calcolo che mantiene la stessa struttura del calcolo del Placido ma viene svolto interamente sull’equatore operando con l’ascensione obliqua dell’oroscopo (AOCH) e con le ascensioni miste (AM) dei luminari, ovvero con le ascensioni oblique (AOCH) nell’emisfero ascendente e con le discensioni oblique (DOCH) in quello discendente, in modo da ottenere l’ascensione mista della sorte [18].

Con questo metodo la distanza della sorte dall’Ascendente coincide perfettamente con la distanza in ore tra i due  luminari. La sorte di Brunacci/Onorati rispetta pienamente il principio tolemaico e può essere a buon diritto chiamata “oroscopo lunare”. Può anche essere definita “sorte oraria” poiché si fonda sui rapporti orari tra i luminari e l’Ascendente che, misurati sull’equatore, si esprimono con le ascensioni miste.

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Relazioni tra Tychê e Daimon

Le due sorti, calcolate come sorti orarie, sono sempre separate dall’orizzonte: quando Tychê è sopra l’orizzonte Daimȏn è sotto e viceversa. Al novilunio non vi è distanza da lanciare e sono entrambe all’Ascendente (sull’orizzonte orientale), al plenilunio la distanza è di dodici ore e cadono entrambe al Discendente (sull’orizzonte occidentale).

Se la Luna è calante Tychê è sopra l’orizzonte e Daimȏn sotto l’orizzonte. Se la Luna è crescente Tychê  è sotto l’orizzonte e Daimȏn sopra l’orizzonte. Questa circostanza risponde ad un criterio di equilibrio dell’hairesis. La debolezza della Luna calante viene compensata dalla sua sorte, Tychê, che si trova nell’emisfero visibile; allo stesso modo la forza della Luna crescente viene equilibrata dalla debolezza dell’emisfero invisibile dove cade Tychê.  [19]

In tutta la tradizione astrologica che precede e segue Tolomeo le sorti sono calcolate in modo diverso a seconda che il Sole sia sopra o sotto l’orizzonte. Ovvero, se Tychê di giorno si calcola dal Sole alla Luna, di notte si calcola dalla Luna al Sole, prendendo così il posto che Daimȏn ha nel giorno. E così per tutte le altre sorti, con qualche rara eccezione. [20]

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Considerazioni

La questione del fondamento sui cui si basano le sorti è una questione che rimane aperta. A questo riguardo possiamo solo dire che riferirsi esclusivamente al principio enunciato da Tolomeo, che nel Quadripartito non accenna ad altre sorti al di fuori della sorte di Fortuna, della sorte quale oroscopo lunare, dovrebbe portare a ridefinire tutto l’argomento delle sorti, con la possibilità di dover escludere il fondamento di parte delle sorti tramandate dalla tradizione nonché del presupposto, in ossequio al principio dell’hairesis, dell’inversione giorno/notte. Se però consideriamo le sorti del Sole e della Luna come una misura oraria del tempo di illuminazione lunare che ha come propria origine l’oroscopo (quindi intendendo la sorte lunare quale testimone del ciclo illuminativo dei luminari nella sfera locale) ci riferiamo ad un fatto fisico che, in buona misura, concilia i criteri che informano le sorti: intese come oroscopo e quale segno significante i cicli illuminativi dei due luminari. Al riguardo riportiamo quanto espresso da Giuseppe Bezza nell’Appendice al Commento al I Libro della Tetrabiblos, pag. 420, editrice Nuovi Orizzonti, 1990:

“(…) prodotte dai moti medesimi del cielo, (le sorti) non sono senza causa, ma sono generate in quanto segni critici e significanti dei distinti cicli luminosi del Sole e della Luna; non hanno luce, ma dalla luce dei luminari sono prodotte, come l’oroscopo dal Sole e pertanto hanno influentia; al pari dell’oroscopo non hanno moto, ma i loro luoghi sono determinati dal moto dei luminari; ergo, non formano figura che riposi sul loro moto, ma ogni stella ad esse si configura per accesso e per recesso, così come avviene rispetto all’oroscopo. Il principio di determinazione delle sorti riposa dunque sull’interazione dei cicli diurni dei luminari. (…) Se la Luna produce l’umidezza, il Sole il calore dei viventi, entrambi gli effetti principiano dall’oroscopo; ma la Luna, luminare notturno, produce l’umidezza dei viventi finché ha dominio, ovvero durante la notte; e quando il Sole sorge, cessa la Luna dall’effondere tale umidezza e quel luogo in cui essa si trova al levar del Sole è la meta dell’umidezza sua.”

Rimane la questione di quale metodo di calcolo sia preferibile e, in questo senso, solo  l’esperienza, la pratica interpretativa e una più ampia ricerca sull’argomento potrà nel tempo far prevalere in via esclusiva un modo del calcolo delle sorti.

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Testimonianze e figure rispetto alle sorti

Ad eccezione della sorte di Fortuna, non vi è molta letteratura riguardo l’interpretazione delle sorti. Abbiamo detto che le sorti si calcolano per il moto delle ore e sono assimilate agli angoli del tema di nascita. Poiché non costituiscono un corpo luminoso ma dipendono da proporzioni luminose dei pianeti da cui si traggono, sono assimilate all’oroscopo. Per questo motivo, così come un pianeta posto in un angolo è significativo, forte e operativo, anche l’essere presente (congiunto), quadrato od opposto alla sorte è condizione di efficacia. La massima efficacia è il culminare rispetto alla sorte (l’essere al Mediocielo della sorte), ovvero l’essere in decima rispetto alla sorte ed è la condizione di un evento che giunge a maturazione.

Se un pianeta è unito alla sorte si crea una condizione basilare che esprime una caratteristica che è costante.  Tale pianeta acquista un significato forte in quanto è con la “fonte” da cui “sgorga” una data caratteristica rappresentata dalla sorte. Per questo motivo, il pianeta e la Stella, anche se posto in luogo cadente, unito (o nel decimo luogo rispetto) ad una di queste sorti è indicativo della sorte stessa.

Le sorti, come l’oroscopo e gli altri angoli della genitura, sono prive di irraggiamento, non inviano raggi, non trattengono e non comunicano luce. Non partecipano quindi alle forme dei raggi che si producono lungo lo zodiaco e che appartengono ai soli corpi luminosi che lungo lo stesso zodiaco si muovono in senso inverso al moto apparente del cielo. Conseguentemente, gli aspetti e le testimonianze che devono essere osservati tra una sorte ed un astro, tra un luogo privo di luce ed un corpo luminoso, sono esclusivamente figure che si osservano nel moto diurno [21].

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Sorti alla nascita e nei tempi futuri

Le sorti prendono forma da una radice data (la nascita) pertanto sono indicative alla nascita, nei tempi futuri  e nelle interrogazioni. L’osservazione delle unioni (di astri o sorti) alle sorti è fondamentale sia nel tema di nascita che in rivoluzione solare. Nel tema di nascita le sorti esprimono principalmente “il genere” e non “l’evento”, nelle rivoluzioni solari esprimono “l’evento” ed “il genere”.  Se, ad esempio, alla nascita Basis è unita alla Malattia, significa un’occasione violenta o aspra. Se nella figura concorre Tyche o Daimȏn, per unione od opposizione, il significato è più certo. In seguito, se il contesto della figura di rivoluzione vi si presta e Basis di rivoluzione si unisce o è in quadrato o in opposizione alla Malattia, significa il prodursi dell’evento annunciato alla nascita. L’evento annunciato può prodursi anche se Basis in rivoluzione si unisce ad un’altra sorte corruttiva quale ad esempio Nemesis.

Il pianeta che si unisce a Daimȏn [22] significa, riguardo all’animo, ciò che gli è proprio e che riguarda la natura prima dell’astro. E’ una condizione  simile al sorgere dell’astro all’oroscopo. Se ad esempio è Venere concede una grazia del corpo e del temperamento; se è Saturno fa l’integro, l’austero, il ripiegato su di sé. Poi, le forme specifiche dipendono dalla condizione in cui è il pianeta.

Eros può esprimersi nella presenza nel soggetto di un certo fascino ed un carisma. Se la sorte di Eros alla nascita è unita alla Luna significa la seduzione. Nelle figure dell’anno, afflitta, può anche indicare l’incolumità fisica, le operazioni chirurgiche e altre cose del genere.

La sorte della Malattia opposta a Tychê significa l’occasione  violenta o la malattia inseparabile (cronica). Lo stesso significato lo indica la Malattia opposta alla Luna, in particolare se la Luna è il luminare del tempo. Se alla figura partecipa un’altra sorte può esprimere il significato di violenza:  se la sorte partecipante è la sorte delle Nozze è a causa dei legami, della gelosia o della passione amorosa; se vi concorre Nemesis è una sciagura inevitabile.

Quando il signore dell’anno è unito per corpo ad una sorte, ne suscita il significato e l’evento saliente dell’anno corrisponderà a quella sorte. L’Audacia unita alla Malattia presagisce una violenza. La violenza è subita quando Marte non è in forza (non è nelle sue dignità o in fase operativa). Quando il signore della sorte dell’Audacia è configurato a Marte e, nei tempi futuri, riappare una configurazione tra l’astro e la sorte, può indicare l’occasione violenta.

L’Audacia (la sorte di Marte) opposta alla Vittoria – Nike – (sorte di Giove), se vi concorre Basis è un segno di possibile violenza (a somiglianza, in date circostanze, dell’unione di Marte e Giove). L’unione della Malattia con la Nemesi in vari casi è l’indice di una sciagura o di morte violenta. La medesima cosa può dirsi dell’unione tra Nemesis e Basis, sebbene in questo caso la violenza è un qualcosa che può nascere dentro di noi (ha una causa endogena). Basis, come in buona misura la Luna, significano il destino. In presenza di un’opposizione tra la Luna e Nemesis, se la Luna è afflitta, è segno di una violenza che nasce dentro di noi. In generale, Nemesis tende a corrompere il significato dell’astro o della sorte cui si unisce. Per questo motivo, pur se questa indicazione non è sufficiente in sé,  Saturno opposto a Nemesis è uno dei segni di morte violenta.

L’esperienza fatta sulle sorti, quindi frutto dell’osservazione di un’ampia casistica, porta a dire che la posizione delle sorti alla nascita, il loro movimento orario di direzione ed il loro presentarsi nelle rivoluzioni solari (e negli spazi di perfezione), costituiscono una parte integrante del metodo previsionale classico.

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Note

[1] Tutti gli astrologi di lingua greca per esprimere il senso del lanciare la sorte usano la parola ekballein.

[2] Vettio Valente (Antiochia), fu uno studioso di astrologia della Grecia antica. Sono incerte e piuttosto scarse le notizie biografiche e si ipotizza che sia vissuto tra il II ed il III secolo dopo la nascita di Cristo. Compose un’opera astrologica (un manuale didattico di carattere pratico e popolare) in 9 libri intitolata ‘Ανφολογíαι.

[3] Astrologo greco del VI secolo d.C., originario dell’Egitto, Retorio ci appare una figura di grande rilievo nella storia dell’astrologia. Egli unisce tra loro metodi e tradizioni diverse: Antioco, Tolemeo, Teucro, Valente, Doroteo e costituisce l’intermediario privilegiato tra l’astrologia dell’età tardo-imperiale e quella bizantina. Il suo vasto compendio di astrologia consta apparentemente di 118 capitoli in buona parte pubblicati nelle appendici del Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, cfr. D. Pingree, Antiochus and Retorius, «Classical Philology», 1977, pp. 203-223. (notizie tratte da “Retorio Della natura e virtù dei pianeti”, Giuseppe Bezza in Arcana Mundi, antologia del pensiero astrologico antico, pp. 72-86).

[4] Abu Ma’shar (Ma’shar Abu Ja’far ibn Muhammad ibn ‘Umar al-Balkhi; 787-886) è un astrologo persiano  considerato il più importante rappresentante dell’astrologia araba per l’Occidente medioevale. E’ l’autore di molte opere che hanno avuto ampia diffusione così da esercitare una forte influenza sullo sviluppo dell’astrologia occidentale.

[5] Sulle argomentazioni teoriche e le modalità del calcolo, si segnala l’articolo pubblicato all’interno del sito www.cieloeterra.it dell’associazione Cielo e Terra “La sorte oraria, il vero oroscopo lunare”, di Marco Fumagalli, che amplia quanto già indicato nell’altro suo articolo “il calcolo delle sorti secondo Placido Titi” (pubblicato su Linguaggio Astrale n. 103 di giugno 1996).

[6] Paolo d’Alessandria visse nel IV secolo della nostra era e appartiene alla classe colta degli egiziani ellenizzati. Fu un astronomo, astrologo e filosofo di un certo rilievo nell’ambiente intellettuale di Alessandria e come tale è ricordato dalla Suda, il grande dizionario bizantino del X secolo.

[7] Vedi il contenuto della nota n. 4.

[8] La maggioranza degli autori che si riferiscono alle sorti del Caduceo, per quanto concerne gli elementi da cui si traggono la sorte di Eros e di Anankê, perdono ogni riferimento a Venere e Mercurio  e fanno derivare direttamente queste sorti da Tychê e da Daimȏn. La sorte di Venere, Eros, assume spesso il nome di sorte di Base o del Fondamento, ma si trae da Tychê e da Daimȏn come in questa descrizione di Albumasar “I giudizi sulle sorti”.

[9] La maggioranza degli autori che si riferiscono alle sorti del Caduceo, per quanto concerne gli elementi da cui si traggono la sorte di Eros e di Anankê, perdono ogni riferimento a Venere e Mercurio  e fanno derivare direttamente queste sorti da Tychê e da Daimȏn. La sorte di Mercurio conserva il nome di Anankê, ma si trae da Daimȏn e da Tychê, come in questa descrizione di Albumasar “I giudizi sulle sorti”.

[10] Macrobio descrive il caduceo in questo modo: “I due serpenti sono invero uniti nel mezzo delle loro spire da un nodo, chiamato nodo di Eracle, mentre la loro parte superiore, ripiegata in un cerchio, forma l’anello del cerchio per le loro bocche unite in un bacio; al di là del nodo le loro code si volgono verso l’impugnatura del caduceo, dove si aprono le ali. Gli Egiziani hanno esteso il tema del caduceo anche alla generazione degli uomini, che è chiamata genesis, ricordando che i numi tutelari che presiedono alla nascita dell’uomo sono quattro; Daimôn, Tychê, Erôs, Anankê. Con i primi due intendono il Sole e la Luna, perché il Sole che è creatore dello spirito, del colore e della luce, è padre e custode della vita umana ed è quindi ritenuto Daimôn, ovvero la divinità tutelare (deus) di chi sta per nascere. La Luna è Tychê, in quanto preposta al corpo che è scosso dalla varietà della fortuna. L’amore (Erôs) è significato dal bacio, la necessità (Anankê) dal nodo.” (Saturnalia 1, 19,17) (tratto dalle lezioni di Astrologia Classica dell’associazione Cielo e Terra).

[11] Abrāhām ibn ‛Ezrā (Toledo, 1167 – Calahorra, 1167) è stato un erudito e poligrafo ebreo. (…)Vissuto in Spagna, Francia e Italia, fu autore di opere filosofiche d’ispirazione neoplatonica e di commento a una gran parte della Bibbia ebraica, che costituiscono la più importante produzione della scuola esegetica giudeo-spagnola. Scrisse anche opere grammaticali, astronomiche e matematiche, lasciando, inoltre, delle chiare composizioni poetiche. È tra i più notevoli trasmettitori della scienza e del pensiero degli Ebrei dei paesi musulmani agli Ebrei dell’Europa cristiana. (…) (Wikipedia)

[12] Guido Bonati (1223-1300) frate francescano, seguace di astrologia, fu professore di matematica a Bologna e a Parigi.

[13] Al-Biruni era un erudito e uno scienziato versatile che si è occupato di matematica, geografia, storia, metafisica, nato a Kheva nel 973 d.C.

[14] Ali ibn Ridwan fu un medico musulmano egiziano, astronomo ed astrologo nato a Giza, vissuto tra il 988 ed il 1061. Ha commentato libri di  medicina greca, in particolare opere di Galeno, ricordato in seguito con il nome di Haly, Haly Abenrudian.

[15] Al-Nayrizi nato intorno all’anno 865, probabilmente a Nayriz, un piccolo centro posto nell’attuale Iran. Astronomo rinomato, fu l’autore di diversi lavori compreso un commento all’Almagesto e al Quadripartito di Tolomeo.

[16] Placido Titi (nato nel 1603 a Perugia, è morto a Pavia nel 1668) è stato un monaco olivetano e professore di matematica, fisica e astronomia presso l’Università di Pavia dal 1657 fino alla sua la morte. Placido ha reso popolare il sistema delle case astrologiche ora conosciuto come il “sistema Placidiano”, in uso nell’astrologia moderna. Tale sistema si ritiene venisse utilizzato da Tolomeo, mentre l’invenzione del metodo, nel dodicesimo secolo, è attribuita all’astrologo ebreo Abraham Ibn Ezra (Abrāhām ibn ‛Ezrā) accettato poi da Placido Titi.

[17] Placido parla della sorte e del suo movimento nel “De Diebus decretoriis”, il trattato dedicato alle malattie.

[18] Riguardo i metodi di Negusanzio/Placido e di Brunacci/Onorati, per prima cosa notiamo che quando il Sole sorge i due metodi portano al medesimo risultato; la sorte lunare si trova  esattamente alla distanza oraria della Luna. Questo perché al sorgere del Sole il suo circolo orario è l’orizzonte stesso e il suo polo è pari al polo del luogo e la sua AOCH (usata dal Brunacci) coincide con la sua AO (usata dal Placido). La perfetta corrispondenza tra i due metodi si perde mano a mano che il Sole si allontana dall’oroscopo, poiché allora la sua AOCH non coincide più con la sua AO e dunque i due calcoli prendono strade diverse.

La sorte di Placido rispetta pienamente il principio tolemaico solo al sorgere del Sole, momento in cui coincide perfettamente con il luogo della Luna; in momenti diversi il luogo della sorte rimane pressoché fisso nella sfera locale, muovendosi solo di pochi gradi da occidente ad oriente, in virtù del moto reale della Luna in ascensione retta. La sorte di Placido muovendosi solo del moto celeste dei luminari, senza tener conto delle rispettive distanze orarie che mutano durante la rotazione diurna, torna a coincidere perfettamente con il luogo della Luna dopo una rotazione completa della sfera (più una piccola frazione dovuta allo spostamento del Sole) che porta il luminare diurno a sorgere nuovamente (Placido parla della sorte e del suo movimento nel “De Diebus decretoriis”, il trattato dedicato alle malattie).

La sorte oraria, invece, rispetta sempre la distanza temporale effettiva tra i luminari. Questa muta di continuo nel corso del giorno, per effetto della diversa inclinazione dell’eclittica nei vari quadranti. Infatti, nello stesso spazio di 6 ore temporali, costituito da un quadrante, sono compresi oltre 90° di eclittica se questa è più inclinata verso l’orizzonte, meno di 90° se questa è più perpendicolare rispetto all’orizzonte. Ciò fa si che due punti in quadrato nello zodiaco, possano essere in esagono o in trigono nel mondo.

In effetti, da quanto detto risulta che la sorte di Brunacci rispetta la distanza oraria, quella di Placido rispetta la fase lunare.

Quando il Sole e la Luna si muovono trascinati dal moto diurno, muta la distanza oraria che li separa, e la sorte di Brunacci si muove anch’essa rispetto all’oroscopo, rispettando sempre la distanza oraria tra i luminari. Al contrario la sorte di Placido rimane pressoché ferma (muovendosi solo leggermente) e questa sua immobilità ci indica sempre il luogo che la Luna occupava al sorgere del Sole. Pertanto, si comprende bene che la sorte di Brunacci ci indica sempre quale distanza oraria separa i due luminari, quella di Placido ci indica sempre in quale fase si trova la Luna rispetto al Sole che sorge (tratto dalle lezioni di Astrologia Classica dell’associazione Cielo e Terra).

[19] Le due sorti si allontanano progressivamente dall’Ascendente con l’incremento della luce lunare fino alla fase del plenilunio. Da questo momento in poi invertono le loro posizioni (Tychê passa sopra e Daimȏn sotto l’orizzonte) e tornano nuovamente ad avvicinarsi all’Ascendente. Nei fatti, le due sorti sono una misura dell’illuminazione della Luna nel suo ciclo sinodico. Questa misura  rispetta la distanza in longitudine tra i due luminari ed esprime il valore temporale che la distanza in longitudine assume nei vari istanti del moto diurno, a definire una “misura oraria del tempo di illuminazione lunare” che ha come propria origine l’Ascendente.

Tychê e Daimȏn non sono mai separate dal meridiano, ovvero sono sempre nello stesso emisfero ascendente o discendente a formare sempre un antiparallelo nel mondo.

[20] Nell’istante in cui si passa dalla condizione diurna a quella notturna avviene uno scambio totale di tutti i luoghi delle sorti. Tolomeo non parla di questa inversione  e dichiara espressamente che Tychê si calcola sempre dal Sole alla Luna “sia di giorno sia di notte”.  Come per le altre questioni  Tolomeo si riferisce alle cose più importanti e la sorte più importante che significa il corpo e può assumere significato come luogo vitale, è la Tychê calcolata dal Sole alla Luna. Gli altri autori, pur accettando l’inversione delle sorti tra giorno e notte, concordano con Tolomeo nell’assegnare la virtù corporea e vitale solo alla Tychê  tolemaica, quella che non muta dal giorno alla notte.

[21] Nella religione greca Tychê non indica una divinità siderale (theos) ha invece le qualità di un daimȏn (genio) e indica la potenza generatrice “colui che fissa, tramite le condizioni della nascita, il destino degli esseri generati” (A. Bouqué Leclercq, Tychê ou la Fortune, Revue de l’histoire des religions, 1891-300). In quanto daimȏn non corre i cieli ma viene osservata dagli astri nel quadro di un orizzonte (sfera locale) definito al  momento della nascita (tratto dalle lezioni di Astrologia Classica dell’associazione Cielo e Terra).

[22] Daimȏn significa l’intelletto e, in particolare, anche l’intenzione ed il proposito. Anche se di norma ciò che concerne le intenzioni non è espresso, possiamo trovare, in alcuni casi (non sempre) Marte che ha figura (unione, quadratura opposizione) a Daimȏn nelle rivoluzioni solari dei suicidi.