Delle Sorti della ricchezza ovvero della ricchezza delle Sorti, di Giancarlo Ufficiale, Mario Costantino, Roberto Riccio

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Introduzione

L’astrologo d’oggidì sin troppo volentieri si adagia a fornire al consultante una interpretazione caratteriale del tema astrale di quest’ultimo, che questi l’ abbia richiesta o meno. A parte il fatto che bisognerebbe una volta per tutte mettersi d’accordo sulla definizione di carattere – tante e tali esse sono -, ci pare che non sempre essa sia indispensabile, specialmente se pensiamo a certi quesiti che ci vengono sottoposti. Domande sui figli, i fratelli, il partner, la professione non richiedono né l’analisi della personalità, né l’esame globale del grafico. Intendiamo dire che molte questioni, molti avvenimenti o accidenti che interessano il soggetto arrivano, per così dire, oltre la sua volontà, al di là delle sue possibilità di controllo.

Per quello che è la nostra esperienza – della quale qui di seguito daremo una testimonianza – l’astrologo è in grado di fornire dei giudizi congrui, esatti, prendendo in considerazione solo alcune configurazioni del tema natale, non essendo necessario, ribadiamo, analizzarle tutte. Un eccellente strumento a nostra disposizione è costituito da quelle  che imprecisamente oggigiorno conosciamo come parti arabe. Noi qui per correttezza storica e filologica ci limiteremo a chiamarle sorti o parti, poiché la loro origine data ben prima della canonizzazione che gli arabi ne fecero. Riconoscendo comunque a questi ultimi il merito di averle riprese e trasmesse alle varie popolazioni con le quali sono venuti a contatto.

La più famosa di esse, pressoché l’unica che sia giunta ai nostri giorni – ahinoi quanto distorta tanto nei principi quanto nel suo calcolo! – è la sorte  lunare, impropriamente tradotta di fortuna. In verità il demerito della traduzione, una volta tanto, non è da attribuirsi agli astrologi, ma all’assenza in italiano di un termine corrispondente al greco tyche, ché così veniva chiamata la sorte lunare. E’ pur vero che in tyche vi è sì compreso il significato di fortuna, ma non vi è estraneo quello di destino, con tutto ciò che esso può implicare. Comunque gli astrologi quando parlavano di tyche intendevano i doni della Luna. Doni che riguardano tanto il corpo che i mezzi di vita, cioè i beni e le ricchezze. Attraverso la sua analisi traevano indicazioni circa i bisogni del soggetto, le eventuali carenze per la loro soddisfazione, nonché l’andamento delle faccende economiche. Un po’ come dire: il corpo ed il suo mantenimento, e, in un certo senso, i modi di questo mantenimento.

Naturalmente vi  sono molte altre sorti, ma noi ne esamineremo solo alcune relativamente all’argomento che ci interessa.

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Duilio Poggiolini

Abbiamo scelto di parlare della ricchezza, in quanto essa, come si diceva sopra, è qualcosa che arriva indipendentemente dalla coscienza dell’individuo. Cioè non basta che uno voglia diventare ricco: dovrà pure averne le capacità, le opportunità e, perché no?, la fortuna. E proprio questo le sorti ci possono mostrare. Non solo. Ci possono indicare anche i modi e i mezzi di come sono state conseguite.

Ci piacerebbe molto dire che questo studio si basa su nostre personali scoperte, ma non sarebbe corretto; e poi di sicuro qualche lettore queste cose le sa già e ci smaschererebbe. Allora non ci resta altro che ammettere che esso – il nostro studio – si basa sui giudizi che in materia di ricchezza formulò Vettio Valente, astrologo del II secolo d.C. Esse sono contenute nel 2° libro dell’Antologia. Non esiste edizione italiana. Ve ne è una assai recente in inglese a cura di Robert Schmidt per la Golden Hind Press, l’Istituto fondato da Robert Hand. I brani in italiano che qui riportiamo sono stati comunque tradotti dal testo originale.

Dovendo dare il senso di ciò che andiamo sostenendo ci è parso opportuno presentare almeno una genitura significativa, per la quale non si possono dare dubbi sulla consistenza del patrimonio del soggetto, né tampoco sul modo di conseguirla. Abbiamo così scelto quella di Duilio Poggiolini, personaggio le cui vicende sono note a tutti, e di per sé alquanto chiare. La pubblica condanna del suo comportamento ci esime dal sommarvi in questa sede la nostra, a questo punto tanto ovvia quanto superflua.

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 latitudinideclinazioniDH [1]visibilità [2]
     
Sole+19.632.24
Luna-4.33-08.515.33
Saturno+1.13-22.211.20
Giove-0.76+21.072.63-27,21 (v.)
Marte+0.90+07.494.80-17,06 (v.)
Venere-2.58+20.401.72-24.76 (v.)
Mercurio+1.26+22.121.80-6.94 (n.v.)
Tyche3.01
Daimon1.81

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Diventare ricchi, come e per quanto

Come vedete, nel grafico della genitura di Poggiolini abbiamo inserito:

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1) i due luminari;

2) i cinque pianeti della tradizione. Non vi sono i tre transaturnini per il semplice motivo che noi stiamo cercando di appurare la validità dei princìpi dell’astrologìa classica. Alterarli inserendovi elementi estranei vìola detti princìpi, vanificando la nostra stessa verifica. In ciò ci atteniamo al metodo della prova scientifica, che non fà altro che ripetere l’esperimento così come era stato eseguito all’origine.

3) il nodo lunare nord;

4) con il simbolo  la sorte lunare, detta anche sorte di fortuna o tyche;

5) con il simbolo  o la sorte solare, detta anche sorte del genio o daimon;

6) senza alcun simbolo, direttamente con il loro nome, le sorti di basis, del furto e delle insidie.

7) con PL la sizigìa precedente la nascita, in questo caso un plenilunio.

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Nel paragrafo che segue spiegheremo come si calcolano le suddette sorti, avvisando comunque sin d’ora, specialmente a beneficio di chi già usa la sorte lunare nei suoi grafici, che noi non ci basiamo sui valori eclittici, ma su quelli astronomici. I due metodi molto spesso producono risultati assai diversi, come nel presente caso. E spiegheremo  il motivo della nostra scelta.

L’esposizione dell’analisi delle sorti, per chiarezza, seguirà il seguente percorso:

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a) le condizioni necessarie per diventare ricchi;

b) la modalità dell’acquisizione del patrimonio;

c) la durata temporale dell’accumulo di beni.

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Nel cap. 20 dell’opera citata Vettio Valente dichiara le condizioni per la prosperità; tra queste:

La condizione migliore è di trovare il signore di daimon presso tyche o nel suo decimo luogo, che è il suo mezzo cielo. Ora la sorte solare si trova a 18°51′ di Sagittario, quindi il suo signore è Giove. Per capire il resto della dichiarazione, dobbiamo precisare, e lo fa in ogni caso lo stesso Valente nel corso del cap. 18, che la sorte lunare veniva posta come ascendente, e i pianeti domificati in case uguali di due ore ciascuna a partire da essa. Se quindi prendiamo la sorte lunare di Poggiolini e la consideriamo come ascendente, osserviamo che Giove, distando da essa tre case uguali (cioè di due ore o 30° equatoriali), si colloca esattamente al medio cielo della sorte. Per il momento vi invitiamo a soprassedere al sestile zodiacale che vedete tra tyche e Giove: gli aspetti con le sorti non si prendono sull’eclittica. Il motivo sarà specificato nel paragrafo che segue.

Abbiamo intanto trovato una condizione importantissima che ci mostra l’arricchimento del soggetto. Ma ve ne sono altre due. Vediamo la prima: il suo signore (di tyche) se è astro diurno (…) e si trova in qualche luogo operoso, testimoniato dal Sole, dalla Luna e dalle benefiche (stelle), chi nasce è illustre, distinto e prospero (cap. 18). Giove è signore anche della sorte lunare. Essa è in Leone, ma le signorìe l’astrologìa classica non le assegna mai ai luminari. Quindi non assumiamo il Sole quale significatore della sorte lunare. In Leone non vi sono pianeti in esaltazione, per cui dobbiamo ricorrere al signore della cosiddetta trigonocrazìa, una signorìa particolarmente importante per l’astrologìa classica. Nel Leone in nascita diurna è il Sole, in notturna Giove. Poiché Poggiolini nacque di sera, questo dominatore è Giove. Esso si colloca in 2^ casa in sestile ad entrambi i luminari. Ci si potrà obbiettare che quello con la Luna è un po’ troppo largo, essendoci 9° di orbita. Nel cielo reale di Roma alla nascita di Poggiolini però i due astri formavano un sestile perfetto. Se non vi volete avventurare in calcoli astronomici, per verificarlo sarà sufficiente che ricalcoliate le distanze dei due pianeti in gradi uguali dalla cuspide delle loro case, per vederli entrambi a 20°. E sempre l’astrologìa classica ha sottolineato l’importanza anche degli aspetti reali dei corpi celesti. Dunque, il signore di tyche, Giove, risponde alle condizioni dettate da Vettio Valente.

L’altra, e ultima, delle condizioni, esposta nel cap. 21 è la seguente: L’11° luogo della sorte di fortuna è detto accomplitivo, poiché elargisce sostanze e beni, soprattutto se le benefiche stelle sono presenti o testimoniano. Il Sole, Giove e Venere arrecano oro, argento, decoro e massime sostanze e doni dei grandi e dei re. Per ricercare l’11^ casa dalla sorte di fortuna dobbiamo procedere similmente a quando ne abbiamo trovato il suo medio cielo, cioè collocarla come ascendente del tema. Chi vi troviamo? Venere, uno dei tre astri dichiarati da V. Valente donatori di oro ecc. A questo punto non possiamo aver più alcun dubbio sul fatto che Duilio Poggiolini fosse uomo destinato a diventare ricco, molto ricco.

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L’inizio della nostra indagine è incoraggiante, e così confortati la proseguiamo, cercando di capire le modalità con le quali l’ingente patrimonio è stato costituito

Consultiamo il cap. 24. L’esposizione risulta alquanto intricata e riprodurla qui integralmente genererebbe confusione, sicché ne tentiamo noi una sintesi, e in ogni caso ne leggerete delle belle. Quando i signori di tyche, daimon o i pianeti presenti con dette sorti segnatamente quando osservano la sorte dell’insidia e quella del furto, o se hanno rapporto con il luogo accomplitivo, troverai che le sostanze provengono da un qualche raggiro o inganno o insidia o violenza o furto o frode. Ora, noi abbiamo visto che il signore delle sorti lunare e solare è Giove, e che Saturno è congiunto alla sorte solare: ebbene, entrambi sono in aspetto alla sorte dell’insidia, Giove con un quadrato (tra 2^ e 11^ casa) e Saturno con un esagono (tra 9^ e 11^ casa). Inoltre lo stesso Saturno è congiunto alla sorte del furto. Infine sempre Saturno è opposto al luogo accomplitivo, cioè all’11^ casa dalla sorte lunare. Pertanto tutte le condizioni indicate da Vettio Valente sono rispettate, e non se ne può dedurre altro che le sostanze di Poggiolini derivano da inganno, frodi, raggiri ecc. Ma non finisce qui. Leggiamo alcuni brani del cap. 26: Quando il signore della sorte dell’insidia o del furto si trova nella sorte di fortuna o del genio o nel luogo accomplitivo, i beni vengono da queste fonti (violenza o raggiro o simile profitto). (…) Quando le stelle malefiche testimoniano per diametro o quadratura, occorre considerare il metodo (illecito per ottenerle). Nel nostro caso abbiamo Saturno, signore della sorte dell’insidia, in congiunzione alla sorte solare; inoltre esso è in quadrato al malefico Marte. Anche qui entrambe le condizioni ricorrono. Precisiamo inoltre che il quadrato tra Marte e Saturno è precisissimo nel cielo reale, per le stesse considerazioni svolte sopra relativamente all’esagono tra Luna e Giove.

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Fino a questo punto l’indagine prosegue bene: la verifica delle dichiarazioni di Vettio Valente dà esito positivo. Ci resta ora l’esame della durata del patrimonio

Anche qui le dichiarazioni sono abbondanti. Per brevità vediamo le più significative. Se le malefiche stelle sono opposte o presenti nel luogo accomplitivo, essendo questo luogo fuori dagli angoli e si trovano (le malefiche) in segni o gradi alieni producono la perdita di beni, pur se la sorte di fortuna e il suo signore fossero ben posti. Abbiamo già visto che Saturno, che è un pianeta malefico, è opposto al luogo accomplitivo. Nella genitura di Poggiolini questo si trova grosso modo in Gemelli, e quindi non in una casa angolare. Saturno stesso si trova in un segno in cui non ha dominio, per cui le condizioni poste da Vettio ricorrono tutte. Ed effettivamente il patrimonio accumulato da Poggiolini è stato posto sotto sequestro dalla  magistratura, e certamente non gli verrà restituito, stante anche le ammissioni del nostro circa la sua derivazione. Ancora dal cap. 23: Se il luogo accomplitivo è opposto al luogo della sorte del Sole: decadimento delle attività, diminuzioni e danni, se ivi non fossero astri benefici. (…) Se il signore del luogo accomplitivo è (…) lontano dai cardini o in segni o gradi alieni (conduce al decadimento). Dalla figura è chiaro che il luogo accomplitivo è opposto a quello della sorte solare, dove non vi sono i benefici Giove e Venere. Inoltre Mercurio, signore dei Gemelli dove si trova il luogo accomplitivo, si trova in 5^ casa, quindi lontano dagli angoli della genitura, negli ultimi gradi del Cancro, dominati da Saturno. Altri due elementi che indicano la perdita dei beni. Ancora, nel cap. 20 si legge: Se il signore di daimon si unisce a malefica stella, chi nasce sperimenterà accuse e il carcere. Giove, signore della sorte solare, non è congiunto né a Marte né a Saturno, però con il primo è in  quadrato, con il secondo è in declinazione – Giove 21°04’n, Saturno 22°13’s -: ci sembrano aspetti alquanto potenti, tali da farci ritenere che la condizione dettata da V. Valente sia rispettata. Una condizione aggiuntiva che ci permettiamo di aggiungere al catalogo del Valente consiste nella constatazione che quando la sorte di fortuna si trovi nei pressi del Sole spesso si verifica una dispersione del patrimonio, o quantomeno un decadimento. La nostra supposizione rinvia ad un saldo principio teorico, che vuole che qualsiasi pianeta sotto i raggi del Sole perda di forza, si bruci, per così dire. Ricorriamo pertanto ad una analogìa, che ci pare del tutto legittima.

Sinora il lettore attento non ha trovato alcunché circa la sorte di basis. Vettio Valente non la ignora di certo, facendone ampio riferimento nel capitolo 23, nel quale afferma che anch’essa concorre per il giudizio sulla ricchezza. Solo che, stando alla sola lettera delle sue dichiarazioni, nel tema natale di Poggiolini non ricorrono le condizioni ivi enunciate. Nel citato capitolo le argomentazioni di Vettio Valente si fondano sulle configurazioni reciproche dei signori di tyche, daimon e basis. Nondimeno in questa genitura il loro signore è uno soltanto: Giove, il che rende impossibile argomentare circa le posizioni reciproche dei loro signori. Ma il fatto che sia uno solo, e per di più nella posizione chiave sin qui esaminata, conferisce una qualche importanza alla sorte di basis.

Questa la forse un po’ arida ma crediamo significativa comparazione tra le dichiarazioni sulla prosperità di Vettio Valente con i dati della genitura di Poggiolini. Il lavoro sarebbe completo con l’analisi della personalità del nostro. Non tanto per far contenti i numerosi seguaci della definizione del carattere a tutti i costi, ma per la completezza dell’indagine. Le sorti ci hanno mostrato ampiamente che l’agire del soggetto non è stato improntato in base ad una morale cristallina. Ma l’inclinazione ad operare disonestamente deve essere confermata anche da quelle che Tolemeo chiamava le qualità dell’animo, la suggestiva definizione che precedette il termine moderno: psicologia. Per motivi di spazio la rimandiamo al prossimo articolo.

Diamo ora conto dei sistemi di calcolo delle sorti e sui motivi che ci hanno portato a scegliere questi anziché quelli usati per la massima parte oggidì.

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Definizione delle sorti

Prima di rifilarvi le formule delle sorti utilizzate in questo articolo, sarà bene dare una definizione di sorte con annessa delucidazione, così saranno più chiari i princìpi sui quali ci basiamo e che conseguentemente ci hanno fatto adottare un procedimento invero complesso, ma l’unico possibile. E dimostreremo anche la fellonerìa di quello corrente, ricorrendo proprio alla  genitura oggetto del nostro studio.

E’ bene chiarire subito che le sorti non sono una specie di raffinato midpoint fra tre punti del tema. La loro teoretica si basa sulla luce impressa nel cielo, quasi sempre all’ASC, da due astri. In verità tutta l’astrologìa classica spiega i fenomeni che avvengono sulla Terra per mezzo dell’influenza della luce emanata dai corpi celesti. La loro massima espressione si manifesta quando sorgono e allo zenith, secondariamente al tramonto e al nadir. Pertanto, tornando alle sorti, se i due astri presi in considerazione sorgono insieme all’orizzonte, la sorte sarà loro unita; ma è più frequente che sorgano in tempi diversi. In tal caso la sorte disterà dal secondo astro lo stesso tempo che il primo disterà dall’ASC. Facciamo l’esempio della sorte di fortuna. Qualora il soggetto nasca al novilunio, la sorte sarà sempre unita all’ASC; se invece nasce al plenilunio essa si troverà sul DIS. Nel caso in cui in chi nasce il Sole sia sorto 4 ore prima della Luna, dovremo collocare tyche 4 ore dopo la Luna stessa. Immaginate che il soggetto sia nato con la Luna all’ASC: se il Sole, come abbiamo ipotizzato, è sorto 4 ore prima si troverà sulla cuspide dell’11^ casa, poiché sappiamo che ogni casa ha una durata temporale di 2 ore; la sorte lunare, allora, la collocheremo sulla cuspide della 3^ casa, in quanto a sua volta dista 4 ore dalla Luna unita all’ASC. In altre parole tanto dista in ore, minuti e secondi il Sole dall’ASC, tante ne dista la Luna dalla sua sorte. Ed è per questo che gli antichi la chiamavano anche oroscopo lunare, dove oroscopo sta per ascendente. E difatti, chi nasce all’alba avrà tyche congiunta alla Luna. Questi, come ben capite, sono moti che non si prendono sull’eclittica, ma sull’orizzonte locale, rispetto al quale l’eclittica è alquanto inclinata. Di qui la causa per cui non accettiamo di calcolare le sorti sullo zodiaco né tantomeno di misurarne ivi gli aspetti con i corpi celesti. Una volta trovata la distanza oraria della sorte ne calcoliamo il valore in longitudine eclittica, per conoscerne il segno e i gradi, al fine di stabilire il suo signore o dispositore che dir si voglia. Per dare maggior senso a questa spiegazione alquanto semplificata, vorremmo qui riprodurre un brano dell’appendice del Commento del I Libro del Tetrabiblos di G. Bezza, poiché in poche ma dense righe completa quanto sin qui esposto:

Le sorti del Sole e della Luna (…) prodotte dai moti medesimi del cielo, non sono senza causa, ma sono generate in quanto segni critici e significanti dei distinti cicli luminosi del Sole e della Luna; non hanno luce, ma dalla luce dei luminari sono prodotte, come l’oroscopo dal Sole e pertanto hanno influentia; al pari dell’oroscopo non hanno moto, ma ogni stella ad esse si configura per accesso e recesso, così come avviene rispetto all’oroscopo. Il principio di determinazione delle sorti riposa dunque sull’interazione dei cicli diurni dei luminari.

Non abbiamo alcuna intenzione di lanciare accuse nei confronti di coloro che sinora hanno calcolato le sorti sull’eclittica, sia chiaro. Tant’è che a loro giustificazione si può tranquillamente affermare che la diffusione del sistema da noi adottato non ha mai goduto di una grande divulgazione. Proprio per questo riteniamo opportuno riportare qui le dichiarazioni di alcuni autori circa il modo di calcolo delle sorti; tutti in qualche modo fanno riferimento a Tolemeo.

Dal Commento del I libro del Tetrabiblos curato da Giuseppe Bezza traiamo alcuni brani che Negusanzio inviò sotto forma di epistola a Placido di Titi:

La parte di fortuna, se dobbiamo uniformarci ai precetti di Tolomeo, il quale mostra (quadr. 3.12) che essa ha la medesima posizione rispetto alla Luna quale ha il Sole rispetto all’orizzonte orientale, deve essere definita e descritta lungo il parallelo lunare. In verità, la parte di fortuna non lungo l’eclittica, così come vien posta secondo l’opinione degli astrologi volgari, ma piuttosto lungo l’orbita della Luna, come parve opportuno all’eccellentissimo professore della verace astrologia, mostra con certezza di rispettare quella condizione di similitudine quale è determinata dalle rispettive conversioni sia diurne, sia annue dei due luminari.

(…) quando il Sole giunge al cardine orientale, ritroveremo inevitabilmente la Luna presso il suo proprio orizzonte; poscia, in uguale spazio di tempo allontanatosi il Sole, essa medesima dalla sua parte si allontana secondo le sue proprie ascensioni. (…) In molti modi possiamo compiere il calcolo del luogo della parte di fortuna, ma il più breve e facile è il seguente: nelle geniture diurne si aggiunge la vera distanza del Sole dall’oriente all’ascensione retta della Luna, nelle geniture notturne la si sottragga. Il numero che proviene sarà il luogo e l’ascensione retta della parte di fortuna, che sempre avrà la declinazione medesima della Luna, ovunque essa fosse, e il medesimo numero di gradi e la medesima positura rispetto all’equatore. (…) E chi volesse compiere le sue direzioni, operi con entrambi i moti, ma unicamente in mundo [3]. (…) Pur se la parte di fortuna non si trovi nel cerchio dello zodiaco, deve nondimeno essere diretta ai paralleli degli astri nel primum mobile [4] unitamente alla Luna, la cui declinazione sempre la sorte segue; imperocché e la Luna e la sorte mutano grado per grado, continuamente la loro declinazione. Pertanto, quando la Luna incontra la declinazione di un dato astro, preannuncia un duplice effetto secondo il proprio significato nella genitura, giacché nel medesimo luogo anche la sorte perviene al parallelo del medesimo astro. (…)

Si ritroverà il luogo della sorte misurando dal Sole alla Luna, acciocché quel rapporto e quella configurazione che il Sole mostra con l’orizzonte orientale, siano i medesimi della Luna rispetto alla sorte di fortuna.

Dal medesimo testo traiamo una dichiarazione attribuita ad Ali ibn Ridwan, ma che lo stesso professor Bezza, a voce, ci dice di essere in realtà di Ibn-Al Daya, nel suo commento al Centiloquio:

La direzione delle parti, di quella di fortuna e delle altre, ha un senso contrario al moto delle stelle erranti e la ragione è la seguente: il loro movimento non è dissimile dal moto del circolo che muove le stelle fisse, giacché il grado ove è la parte è un grado del firmamento e nel firmamento si muove. Ora, il moto diurno è contrario alla sequenza dei segni.

E ancora l’arabo Albumasar:

(la sorte di fortuna) a cagione di cotanta giustezza della sua virtù la si riconobbe in quanto parte della Luna ed oriente lunare e ciò non senza motivo. Moltiplicate invero tante ore quante il giorno ha consumato per le parti orarie di quel medesimo giorno e numerata l’intera somma a partire dal luogo della Luna, giungeremo necessariamente al luogo medesimo della sorte di fortuna o senz’altro a uno vicinissimo, a perfetta imitazione del Sole. (…) e numerata questa somma a partire dal di lui luogo (cioè da quello del Sole) secondo le ascensioni della regione, giungeremo al grado dell’oriente.

Da ricordare anche il Trattato delle sorti di al-Biruni, nel quale l’autore cita le dichiarazioni di al-Battani e al-Nayrizi, entrambe in sintonìa con le precedenti. Riteniamo peraltro di non riprodurle qui, non tanto per non appesantire il nostro lavoro, quanto per la loro notevole complessità, che ci imbarcherebbe in spiegazioni-fiume.

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Le relative formule

Ecco dunque le formule delle sorti, che in parte renderanno maggiormente intellegibili alcune delle precedenti dichiarazioni:

1) lunare

nascita diurna: AR tyche = AO ASC – AO Sole + AR Luna

nascita diurna: AO tyche = AO ASC – AO Sole + AO Luna

nascita notturna: AR tyche = AO ASC – AO Luna + AR Sole

nascita notturna: AO tyche = AO ASC – AO Luna + AO Sole

2) solare

nascita diurna: AR daimon = AO ASC – AO Luna + AR Sole

nascita diurna: AO daimon = AO ASC – AO Luna + AO Sole

nascita notturna: AR daimon = AO ASC – AO Sole + AR Luna

nascita notturna: AR daimon = AO ASC – AO Sole + AO Luna

3) basis

nascita diurna: AR basis =  AO ASC – AO tyche + AR daimon

nascita diurna: AO basis =  AO ASC – AO tyche + AO daimon

nascita notturna: AR basis =  AO ASC – AO daimon + AR tyche

nascita notturna: AO basis =  AO ASC – AO daimon + AO tyche

4) furto

nascita diurna: AR furto= AO Saturno – AO Mercurio + AR Marte

nascita diurna: AO furto= AO Saturno – AO Mercurio + AO Marte

nascita notturna: AR furto= AO Saturno – AO Marte + AR Mercurio

nascita notturna: AO furto= AO Saturno – AO Marte + AO Mercurio

5) insidie

nascita diurna: AR insidie = AO ASC – AO Sole + AR Marte

nascita diurna: AO insidie = AO ASC – AO Sole + AO Marte

nascita notturna: AR insidie = AO ASC – AO Marte + AR Sole

nascita notturna: AO insidie = AO ASC – AO Marte + AO Sole

dove AR sta per Ascensione Retta e AO per Ascensione Obliqua. Una volta ottenuti questi valori attraverso una serie di calcoli si determina la distanza oraria della sorte dal meridiano, ed infine il grado zodiacale. I soliti motivi di spazio non ci consentono di dilungarci sulla prosecuzione del calcolo, poiché essa richiederebbe una sostanziosa trattazione di princìpi di astronomìa di posizione.

Peraltro il più semplice calcolo sull’eclittica, oltre che a violare il sistema di cui sopra, conduce a risultati sensibilmente diversi. Infatti, se  provate a cimentarvici troverete che la tyche si collocherebbe a 28°12 Leonedaimon si situerebbe a 0°27 Sagittariobasis a 12°04′ Capricorno la sorte del furto a 8°05′ Scorpione e la sorte delle insidie a 3°40′ Pesci. Praticamente quasi tutte le dichiarazioni di Vettio Valente sarebbero inutilizzabili, salvo il trovarsi Giove, in questo caso in compagnia di Venere, nella X casa dalla tyche, peraltro alquanto distante dalla sua cuspide, in questo caso a 22° Toro.

Nel darci appuntamento al prossimo numero nel quale, come preannunciato, indagheremo secondo il metodo di Tolemeo sulla personalità di Poggiolini, ci auguriamo di aver interessato i lettori su questo prezioso argomento – invero la nostra gioia sarebbe di avervici appassionato -. Per parte nostra, più ne facciamo esperienza, più lo riteniamo prezioso. In ogni caso chi volesse contattarci personalmente troverà la nostra piena disponibilità.

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Note

[1] La distanza oraria si riferisce alla suddivisione del giorno in 24 ore ed è la misura oraria dell’astro  osservato nella sua posizione relativa rispetto alla linea meridiana (asse fondocielo/mediocielo) ed alla linea dell’orizzonte (asse ascendente/discendente). I valori in distanza oraria (DH) indicati nella figura di direzione partono da un valore zero in prossimità del meridiano e determinano i quattro quadranti di sei ore l’uno del cerchio completo, nel seguente modo: dal fondocielo all’ascendente e dal fondocielo al discendente da 0 a 6 ore; dal mediocielo all’ascendente e dal mediocielo al discendente da 0 a 6 ore. Questo significa dire che l’astro situato esattamente sulla cuspide della seconda, dell’undicesima, della nona e della quinta  Casa ha un valore di distanza oraria pari a 2 ore (DH 2.00); l’astro situato precisamente sulla cuspide della prima, della dodicesima, dell’ottava e della sesta Casa ha un valore di distanza oraria di 4 ore (DH 4.00), e così via.

[2] In questa colonna viene fornito il dato della visibilità degli astri per il giorno della nascita. Con la sigla v. intendiamo “visibile” o fuori dai raggi del Sole; con la sigla n.v. intendiamo “non visibile” o sotto i raggi (invisibilità e combustione). Con la sigla l.e. intendiamo la “levata eliaca” (mattutina o vespertina), con la sigla t.e. intendiamo il “tramonto eliaco” (mattutino o vespertino).

[3] Con il termine in mundo si intende un moto misurato nella sfera locale e nell’ordine del moto del Sole nel cielo, cioè contrario all’ordine dei segni.

[4] La sfera del cielo ove sono collocate le stelle fisse.