Tolomeo e le eclissi – Parte seconda –, di Mario Costantino

Studio dell’astrologia

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Sulle costellazioni ed i segni

Ai fini della interpretazione delle eclissi e la previsione di eventi di carattere generale, quali le variazioni del tempo, i terremoti, le inondazioni, nella letteratura (Angelicus, Laurentianus) si elencano alcune stelle: le Pleiadi, Aldebaran e le Iadi, le stelle delle parti boreali dei Gemelli, Apollo ed Eracle (denominate anche Castore, il molto brillante, e Polluce, il bianco splendente), del Cancro la Greppia e gli Asini, dello Scorpione la zona del pungiglione (M7),  la nebulosa e Antares, dell’Acquario le stelle della cascata d’acqua (ψ 1-2-3 Aquarii).

Tra le costellazioni rivestivano un ruolo importante anche le “nebulose” o “nebule”, che solo in parte corrispondono alle stelle che nei tempi attuali sono definite astronomicamente nebulose. Le nebule sono caratterizzate da una difficoltà di risoluzione visiva. Da questo nell’antichità si traeva la conseguenza che così come la stella ha un velo che la copre e che non consente una visione limpida della stessa, in egual misura offusca e toglie limpidità alla qualità delle caratteristiche insite. Secondo questa concezione alcune stelle nebulose e tutta la via lattea, laddove interessavano il significatore del corpo fisico, venivano ritenute nocive e significatrici di un danneggiamento alla vista. A questo scopo si osservava, al momento della nascita, l’eventuale unione alla Luna di alcune stelle quali la Greppia – la nebulosa del Granchio -, le Pleiadi – le stelle del Toro -, la freccia del Sagittario, il pungiglione dello Scorpione, le parti del Leone presso la chioma di Berenice, l’Urna dell’Acquario. La via lattea, in senso generale, si riteneva che sul grado dell’Ascendente, potesse indicare un “turbamento” dell’animo dell’individuo e concorrere alle condizioni che si osservavano per i disturbi della vista. Tra le parti del cielo in cui la via lattea  interseca l’eclittica vi sono i gradi da 22° Gemelli a 4° del Cancro; da 15° a 22° del Sagittario; da 5° a 8° del Capricorno.

Connesse invece ai disturbi cardiaci venivano considerate le stelle insigni, le stelle brillanti denominate cuore della costellazione. In particolare, tra le maggiori abbiamo il cuore della costellazione del Toro, la stella Aldebaran (l’occhio del Toro); della costellazione del Leone, la stella Regolo (il cuore del Leone);  della costellazione dello Scorpione, la stella  Antares (il cuore dello Scorpione).

In più opere vengono menzionate le stelle azemena ritenute pericolose per la salute fisica: il gruppo delle Pleiadi e Aldebaran, la Greppia (Praesepe) e gli Asini (Aselli), Denebola (cauda Leonis), la chioma di Berenice (Comae Berenicis),  le stelle della fronte dello Scorpione (β, δ, κ), delle zampe (ν Scorpij) e del pungiglione (M7), la freccia del Sagittario (nebula M8), l’occhio del Sagittario (ν1, ν2  Sagittarij), la coda del Capricorno (spina Capricorni: ε – κ), l’Urna dell’Acquario  (ψ 1-2-3 Aquarii: lo scroscio d’acqua) [1].

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Sull’azione delle stelle

Le stelle fisse hanno un’influenza riconosciuta in 2 modi principali.

Un modo secondo la luce e il loro colore, per cui si dice che le nebulose hanno comunque la natura dei luminari, a causa della qualità della loro luce che è diffusa, e di un pianeta, generalmente Marte, per il suo colore fosco e rado. E così analogamente per tutte le altre. L’altra natura delle stelle fisse si prende in ragione del disegno che formano con le altre, e quindi, influiscono sulla “forma”. Per cui, se il segno è umano, se il segno è acquatico, allora la forma dell’immagine stellata porta il suo influsso verso quella forma terrena, che sono il mondo, le acque, i pesci e così via. Anche il temperamento umano lo vediamo in questo modo. Di fatto, ad esempio, chi nasce con la Luna in Gemelli o al sorgere dei Gemelli, ha le stelle in cui è la Luna o il Segno che sorge, che sono sostanzialmente le stelle della costellazione del Toro. Pertanto, in questo caso, l’espressione “è robusto come un toro”, la riferiamo non al sorgere del Segno zodiacale del Toro, ma al sorgere dell’immagine stellata del Toro (ad esempio, sorge la “mascella del Toro” o “Aldebaran”), poiché la forma è data dalle stelle fisse. Il fatto, poi, che, come dicevamo, la Luna o l’Ascendente siano nel Segno zodiacale dei Gemelli, le caratteristiche dei Gemelli “informano” il temperamento e conferiscono la curiosità mercuriale ed altro, che fa parte del temperamento. Le due cose insieme formano una natura composita, sempre. Questa è una cosa che non è stata ben percepita. Noi sappiamo che chi fa una contrapposizione tra zodiaco tropico e siderale sbaglia, perché lo zodiaco è uno. Vi è un moto tropico e vi è un moto siderale[2], però, quello che ne possiamo trarre è una cosa soltanto. La forma fisica è data dalle immagini stellate e poi si commistiona alle caratteristiche e all’energia che fornisce il Segno zodiacale: una cosa è la forma fisica un’altra cosa, invece, sono gli umori che circolano nel corpo. Gli umori che circolano nel corpo provengono dal dominio dei pianeti. Il dominio dei pianeti è nei Segni, non nelle immagini stellate. Allora se poniamo che la forma fisica indicata dalla costellazione sia una forma robusta o larga, se, però, chi domina sul Segno, ad esempio Saturno in condizione occidentale, conferisce la prevalenza di un umore secco (e nega l’umido), allora, tende a restringere la forma. In definitiva, il giudizio ultimo deve tener conto di entrambe queste informazioni per trarre un responso unico.

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Sui Segni zodiacali

Ciò che abbiamo letto finora riguarda le forme delle immagini stellate, poi, Tolomeo nel capitolo settimo del libro secondo, considera i segni zodiacali e dice:

“Allo stesso modo se si trovano in segni tropici od equinoziali, indicano di norma i significati meteorologici che riguardano il clima e le stagioni ad essi corrispondenti. Nondimeno indicano, propriamente, quanto cresce sulla terra. E se sono presso l’equinozio primaverile riguardano la germinazione degli alberi da frutta, quali la vite, il fico, e quanto giunge a maturazione in quel tempo. Presso il solstizio estivo la raccolta e l’immagazzinamento delle messi, ma in Egitto concerne in particolare la crescita del Nilo. Presso l’equinozio autunnale riguardano la semina, il foraggio e simili; presso il solstizio invernale gli ortaggi e le specie di uccelli o pesci che abbondano in quel tempo. Inoltre, i segni equinoziali appaiono quale sintomo riguardo ai riti sacri e al culto degli dei, i tropici al mutamento del clima e al cambiamento delle consuetudini politiche, i solidi alle fondamenta e alle costruzioni, i bicorporei agli uomini e ai re”. [3]

I segni  equinoziali (Ariete e Bilancia) sono la sede dell’esaltazione del Sole e di Saturno, sono connessi al sacro ed al culto degli dei. I segni solstiziali (Cancro e Capricorno) sono la sede dell’esaltazione di Giove e di Marte, sono connessi alle consuetudini sociali, alle leggi e alla vita pubblica. Tutti i Segni zodiacali (tropici, solidi e bicorporei) hanno un significato per la forma e l’energia ma il dominio della esaltazione dei pianeti superiori (Saturno, Giove e Marte) avviene nei Segni che danno inizio alle stagioni, quindi è una peculiarità dei Segni equinoziali e solstiziali (i tropici).

Tolomeo, sempre nel capitolo settimo, dopo aver parlato delle immagini stellate e dei Segni parla delle posizioni rispetto agli angoli e dice:

“Allo stesso modo, i segni che al tempo dell’eclissi hanno una posizione prossima all’oriente significano ciò che accadrà ai frutti e alla giovinezza e alle fondazioni; quelli che sono prossimi alla culminazione ai riti sacri, ai re, all’età media: quelli che sono presso l’occaso (il tramonto) intorno a ciò che riguarda il mutamento delle leggi, alla vecchia età, ai morti.

Infine, l’ampiezza che assumerà l’impressione operata sul genere è indicata dalla quantità dell’oscuramento dell’eclissi e dai rapporti che intrattengono gli astri suscitatori della causa con il luogo dell’eclissi. In generale, quando hanno configurazione vespertina verso le eclissi solari, mattutina verso quelle lunari, rendono tutto minore: se si oppongono indicano una quantità media, mentre quando si configurano mattutini rispetto alle eclissi solari, vespertini rispetto alle lunari, tutto accrescono.”

Tolomeo distingue, a seconda della posizione dell’eclisse rispetto all’arco diurno, quali genere di argomenti sono maggiormente interessati (mossi, turbati, alterati). Inoltre, è evidente che, in assoluto, maggiore è l’oscuramento e maggiori e più forti sono gli effetti che si producono. Poi, dall’osservazione della concordia o meno alla fazione diurna o notturna dei pianeti che dominano (e suscitano gli effetti), si comprende l’intensità e la gravità dei danni o benefici o la modestia e la scarsa forza con cui si manifestano gli eventi indicati.

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Della qualità dell’evento futuro

Nel capitolo ottavo “Della qualità dell’evento futuro” del libro secondo del quadripartito, Tolomeo dice:

“La quarta parte attiene alla qualità dell’evento futuro: se è produttivo di beni o di danni e quale è la qualità degli uni e degli altri in accordo al carattere peculiare della loro natura. Ciò si comprende dalla natura efficiente degli astri che dominano sui luoghi principali e dalla commistione di detti astri tra loro e rispetto ai luoghi in cui giungono a trovarsi. Ora, il Sole e la Luna sono gli ordinatori e, possiamo dire, i reggitori delle altre stelle; essi sono invero la causa di tutto ciò che giunge in atto, sono la causa del dominio  medesimo degli astri, come pure della forza e della debolezza delle stelle che assumono il dominio. Dal canto suo, l’osservazione concertata degli astri che detengono la signoria mostra la qualità degli eventi che si producono.”

Tolomeo, ha già anticipato che la concordia di fazione agevola e amplifica il manifestarsi del danno o beneficio che andiamo a comprendere meglio da un esame degli astri dominatori. In questo capitolo passa all’esame della condizione di forza ed efficacia degli “astri dominatori” e di chi reca testimonianza, con tutte le familiarità: diritti di dominio e commistioni di natura nelle varie forme possibili.

“Iniziamo pertanto con il dichiarare il carattere peculiare efficiente di ciascuno degli astri erranti; ma dobbiamo anzitutto premettere, quale avvertimento preliminare, che ogni qualvolta parliamo in generale di un dato temperamento delle cinque stelle si deve altresì intendere della qualità efficiente di ogni natura simile, sia che si consideri il pianeta medesimo per quanto è della sua propria costituzione, sia l’una delle stelle inerranti, sia l’uno dei luoghi dello zodiaco per quanto è del loro temperamento. Ciò, d’altronde, non è dissimile dal fatto seguente: che le definizioni non sono proprie delle stelle in sé, ma della natura e della qualità loro. Inoltre, nelle commistioni, non si deve considerare soltanto la mistione degli astri erranti l’uno rispetto all’altro, ma altresì la mistione rispetto a quanto è partecipe della medesima natura, siano gli astri inerranti, siano i luoghi dello zodiaco; e ciò in virtù della loro affinità rispetto ai pianeti, che già abbiamo dichiarato.”

Nel secondo paragrafo Tolomeo chiarisce che l’esame riguarda non solo la natura e la qualità dei pianeti dominatori, non solo le testimonianze ai pianeti dominatori, ma comprende anche l’esame della natura e della qualità delle stelle fisse e dei segni zodiacali.

Prosegue, poi, con la descrizione delle caratteristiche e dei significati di ogni stella.

“Quando la stella di Saturno sola detiene il dominio è in generale cagione di distruzione ad opera del freddo. In particolare, allorché l’evento riguarda gli uomini, causa lunghe malattie e consunzioni e colliquefazioni, putrefazioni degli umori, reumatismi, febbri quartane; ed inoltre esilio e povertà e incarceramenti e lutti e timori e la morte, segnatamente di coloro che sono assai avanzati negli anni. Se l’evento riguarda gli animali causa in generale la penuria di quelli che sono utili all’uomo e corrompe o affligge di malattie coloro che sopravvivono, onde gli uomini stessi che se ne servono muoiono per il contagio. Riguardo alla costituzione dell’aria provoca freddi intensi, gelidi, nebbiosi, un’aria insalubre, cieli coperti di dense nubi e caliginosi; ed inoltre nevicate abbondanti, non benefiche, ma distruttive e da tutto ciò provengono gli animali che strisciano e che sono nocivi alla natura umana. Nei fiumi e nei mari suscita generalmente tempeste, naufragi, penurie e morie di pesci e rende perigliosi i viaggi; in particolare nei mari causa i marosi e le fluttuazioni, nei fiumi i traboccamenti e l’inquinamento delle acque. Nella terra causa penuria, carestia e perdita dei raccolti, in particolare di quanto è di prima necessità, ad opera di bruchi, cavallette, inondazioni o dall’impeto dei nembi, della grandine e di simili calamità che procedono fino alla carestia e alla distruzione degli uomini.

Quando la stella di Giove detiene, essa sola, la signoria, è di norma produttiva di un accrescimento; in particolare, se l’evento futuro concerne il genere umano, arreca fama, prosperità, uno stato fiorente e condizioni di pace, l’aumento dei mezzi di sussistenza, il benessere fisico e spirituale; ed inoltre benefici e doni da parte dei regnanti, perché li esalta, dà loro magnificenza e magnanimità ed in generale questa stella è cagione di prosperità. Riguardo agli animali, moltiplica e produce una grande abbondanza di quelli che sono utili all’uomo e la diminuzione e lo sterminio di quelli nocivi. Produce una costituzione ben temperata e salubre dell’aria, ventosa ed umida, che nutre quanto cresce sulla terra; rende inoltre felici le navigazioni, aumenta proporzionatamente il livello delle acque dei fiumi, dà abbondanza di frutti e altre cose simili produce.

Quando la stella di Marte detiene, essa sola, il dominio è di norma cagione di distruzione per disseccamento; in particolare, se l’evento si produce sul genere umano, arreca guerre, sedizioni intestine, cattività asservimento,insurrezioni, l’ira dei governanti, onde accadono, per tali motivi, morti improvvise; ed inoltre: malattie febbricitanti, febbri terzane, effusioni di sangue, morti violente e rapide, soprattutto a chi è nel fiore dell’età. Similmente arreca violenze e soprusi e prevaricazioni, incendi e assassinii, rapine e ladronerie. E riguardo la costituzione dell’aria suscita calori ardenti, venti caldi, pestilenziali e consuntivi, fulmini, bufere e mancanza di pioggia. Nel mare causa improvvisi naufragi per la turbolenza dei venti, fulmini o simili accidenti; nei fiumi la penuria delle acque potabili. Riguardo a ciò che è necessario ed utile all’uomo, questa stella dà scarsità e perdita sia di animali, sia dei prodotti della terra e la perdita dei raccolti per la combustione causata da forte calura o da cavallette o dal battere dei venti o dalla combustione delle derrate immagazzinate.

Quando la stella di Venere, essa sola, è signora dell’evento, produce in generale le medesime cose della stella di Giove, ma vi aggiunge una certa qual grazia. In particolare, tra gli uomini apporta glorie, stime, letizia, abbondanza, felici matrimoni, molti figli, soddisfazione e vantaggio in ogni unione, l’incremento delle proprietà, una condotta di vita chiara e salubre, rispettosa verso tutto ciò che è oggetto di venerazione. Inoltre dà vigore al corpo, alleanze con i capi e la grazia dei governanti. Apporta nell’aria venti temperati, umidi e fecondissimi, produce un’aria fresca e pura, piogge abbondanti e fertili; ed inoltre buone navigazioni e vantaggiose e fortunate e nei fiumi abbondanti acque. Ed è segnatamente cagione di abbondanza, di fertilità e di profitto degli animali utili e dei frutti della terra.

Quando la stella di Mercurio detiene la signoria deve, di norma, essere confrontata con ciascuno degli altri astri, giacché si associa alle loro nature. Ed in particolare la sua opera è, più di ogni altro pianeta, eccitante e negli eventi che si producono tra gli uomini mostrasi viva, efficacissima, abile in ogni situazione; è nondimeno autore di brigantaggi e furti, di assalti e di aggressioni di pirati, come pure dellacattiva navigazione nelle sue configurazioni versi i malefici astri. E’ inoltre cagione di malattie secche, di febbri quotidiane, di tossi, di vomito, di tisi. E’ inoltre produttivo degli eventi che attengono alla regola sacerdotale e al culto divino, alle entrate reali, ai mutamenti periodici delle leggi e dei costumi in conformità alle commistioni che presenta in ogni circostanza con gli astri. Riguardo al clima, essendo molto secco ed avendo celere moto in virtù della prossimità al sole e della rapidità della sua rivoluzione, appare suscitatore di venti irregolari, rapidi ed instabili, come pure di tuoni e turbini ed apre voragini nella terra e porta terremoti e folgori. Talora, per tali cose, è cagione della distruzione di animali utili e di piante; e mentre al suo occultarsi diminuisce le acque e i fiumi, al suo emergere li accresce.

Siffatte cose suscita in particolare ciascuna stella quando si trova ad essere nella sua propria natura, ma comparata ora con l’una, ora con l’altra stella secondo le configurazioni e le mutazioni dei segni e le sue apparizioni ed inoltre in conformità alla complessione che assume nelle sue operazioni, produce una forma specifica riguardo a ciò che viene portato a compimento, vari essendo e questa forma e il risultato della commistione delle nature partecipanti. Ma poiché è infinito ed impossibile menzionare gli effetti di ciò che è proprio a ciascuna complessione sì da esporre minutamente, in assoluto, tutte le configurazioni di qualunque forma esse siano – giacché se ne possono concepire svariatissime – si deve lasciare codesto aspetto all’attenzione e alla riflessione del matematico, affinché egli giunga alla risoluzione dei singoli giudizi.”

Dopo la descrizione di ogni stella, Tolomeo dichiara che, vi è una natura pura e specifica che la stella può esprimere se è pienamente “operativa”, nei propri segni e nelle proprie dignità, ma lo studioso deve comprendere quali condizioni di operatività ed efficacia sono presenti, caso per caso:  come l’essere in proprie dignità oppure no, il ricevere testimonianza da pianeti e stelle affini o meno, l’essere angolare o meno, l’essere orientale od occidentale, in levata eliaca, visibile, invisibile, combusto, acronico e così via.

“Occorre quindi osservare attentamente quali familiarità hanno gli astri che assumono la signoria della predizione rispetto a quelle regioni o città in cui l’evento è significato. Se infatti sono stelle benefiche ed hanno familiarità verso i luoghi affetti e non sono sovrastate da stelle di contraria fazione portano a miglior compimento i loro benefici secondo la loro propria natura; al contrario, se non hanno familiarità o sono sovrastate da stelle a loro contrarie portano minor giovamento. Se poi le stelle che assumono la signoria della predizione hanno temperamento offensivo e non hanno familiarità verso i luoghi affetti o sono sovrastate da stelle che rispetto alle regioni affette sono familiari, riversano più intensamente la perniciosità del loro temperamento.”

Tolomeo, ora, estende il ragionamento e precisa che se la natura prevalente, che viene fuori dall’esame degli astri dominatori, è affine e familiare alle regioni e città in cui l’eclisse è visibile, ne viene rafforzata e amplificata la portata delle conseguenze previste. Gli effetti positivi, se le stelle che dominano sono benefiche, gli effetti negativi se dominano le malefiche. Se le stelle che dominano sono malefiche, non hanno familiarità con le regioni e città interessate, ricevono la sovreminenza di stelle offensive che sono familiari a tali territori, si producono con maggior intensità e forza gli effetti dannosi indicati dall’eclisse.

“Ora, di norma, si trovano a condividere gli eventi universali quegli uomini nelle cui geniture i luoghi più necessari, intendo i luoghi dei luminari e degli angoli, sono i medesimi di quelli da cui sono suscitati gli accadimenti generali, ovvero i luoghi stessi dell’eclissi e quelli opposti. Di queste <congiunture>, le più pericolose e le più difficili da stornare sono le compressioni per gradi o diametrali dei luoghi dell’eclissi rispetto all’uno dei due luminari.”

Nell’ultimo paragrafo, Tolomeo dichiara una cosa fondamentale, che gli effetti di carattere generale indicati dall’eclisse, quali che siano, possono riguardare determinate persone. Questo avviene quando i gradi dei luminari o i cardini del tema di nascita sono uniti od opposti al “luogo dell’eclissi”. La maggior gravità e pericolo si deve temere quando, ad essere uniti od opposti al grado dell’eclisse sono il Sole o la Luna, massimamente se afeti.

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Dei colori delle eclissi e delle comete e simili

Nel capitolo nono “Dei colori delle eclissi e delle comete e simili” del libro secondo del quadripartito, Tolomeo dice:

“Si deve altresì osservare, nelle condizioni proprie degli eventi generali, i colori che appaiono in occasione delle eclissi, sia dei luminari medesimi, sia delle aggregazioni che si producono intorno a loro, quali i fasci luminosi o gli aloni e simili[4]. Se appaiono neri o lividi sono significatori dei medesimi effetti di cui parlammo riguardo alla stella di Saturno; bianchi, di quelli della stella di Giove; rossicci, di quelli della stella di Marte; fulvi, di quelli della stella di Venere; e se son variegati, di quelli della stella di Mercurio.”

Tolomeo passa all’osservazione della luce e colorazione non solo del disco del Sole e della Luna, ma anche di tutti gli aloni e le condensazioni che “appaiono” e mostrano una colorazione in corrispondenza dell’eclisse, indicativa di qualità che sono analoghe a quelle desunte nel colore e nella natura dei pianeti.

“Se la caratteristica della colorazione perviene a coprire interamente i corpi dei luminari o si diffonde in tutto lo spazio che li circonda, l’evento che si produrrà concernerà la maggior parte delle regioni; se invece si forma solo in una qualsiasi parte, concernerà solo quella parte verso la quale appare tendere il fenomeno medesimo della colorazione.”

Tolomeo, quindi, precisa che se una data colorazione occupa tutto il campo visivo, la gran parte delle regioni verranno interessate dai significati dell’eclisse, se la colorazione appare solo in determinate direzioni spaziali, ne corrisponderà un’indicazione delle regioni che saranno interessate dagli effetti del fenomeno. Continuando:

“Si deve inoltre osservare, nelle condizioni proprie degli eventi generali, quali apparizioni di comete [5] si presentano sia nei tempi dell’eclissi, sia in ogni altro tempo. Fra queste, vi son quelle che son dette piccole verghe o trombe o giare e simili, i cui effetti sono per natura consoni alle caratteristiche delle stelle di Marte e di Mercurio e significano guerre e condizioni di infiammazione e di turbolenza e quanto suole seguire tali cose.

Ed esse mostrano, in virtù delle parti dello zodiaco ove appaiono le loro condensazioni ed in virtù delle inclinazioni secondo le figure della chioma, i luoghi in cui gli eventi sono accusati.

Ed in virtù della loro condensazione medesima, quale sembianza e rappresentazione, sarà nota la specie e il genere dell’evento futuro ove si diffonderà il patimento. Ed in forza del tempo della loro permanenza sarà nota la durata degli accadimenti. Infine, in forza della loro posizione rispetto al sole conosceremo il principio loro: giacché di norma quando appaiono mattutine significano ciò che è rapido, vespertine ciò che è tardo.”

Analogamente, occorre osservare, se ve ne sono, i fenomeni quali le comete, i bolidi, gli sciami meteorici e “tutte le nuove luci” che si manifestano in corrispondenza dell’eclisse. I colori che assumono, la zona del cielo in cui si manifestano, il tempo di durata della loro visibilità, sono tutti elementi che contribuiscono a determinare i territori interessati, i tempi della manifestazione e la durata degli effetti dell’eclisse.

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Note

[1] Connesso all’argomento delle costellazioni è anche il discorso sulle “mansioni lunari”, che non indicano le Case ma le “permanenze”  della Luna, ed è un concetto proveniente dal termine arabo “manazil” e dal termine greco “monè”, che è l’albergo, la dimora, ed è il perdurare, cioè il fermarsi della Luna. La Luna, che è questa eterna viaggiatrice, si ferma in queste dimore.

Per gli arabi, oltre al termine “manazil”, c’è il termine tecnico “nau” (il cui plurale è “anuà”), il cui significato è il “cadere”, in quanto si osservava il tramonto eliaco di questo asterismo in cui era la Luna. Questo termine “nau”, ha poi avuto il medesimo significato del termine greco “semasìa”, che deriva da “semèion”, che è il segno, e la semasìa è “il significare”. Ed infatti, nella letteratura sui calendari delle stelle troviamo, ad esempio, l’espressione: “le Pleiadi tramontano eliacamente… significano la tal cosa”.

[2] Molti fenomeni naturali sono ciclici: si ripetono allo stesso modo dopo intervalli di tempo pressoché uguali. Col termine periodo(dal greco peri-odeyo = giro attorno) si indica il lasso di tempo dopo il quale gli oggetti coinvolti nel fenomeno ciclico, partiti da una data configurazione iniziale, vi fanno ritorno. Il fenomeno ciclico più noto e riproducibile è il moto del pendolo; ma gli esempi più appariscenti riguardano l’ambito astronomico.

Periodo di rotazione terrestre: la Terra ruota sul proprio asse da ovest verso est. Il suo periodo di rotazione è determinabile misurando il tempo intercorrente fra due osservazioni successive di uno stesso astro al meridiano del luogo. Se si assume come riferimento il Sole, il periodo di circa 24 ore si chiama giorno solare. Se invece ci si riferisce a una stella, il periodo di circa 23 ore e 56 minuti prende il nome di giorno siderale (dal latino sideralis = relativo alle stelle). La differenza fra le durate dei due giorni nasce dal concomitante spostamento della Terra lungo l’orbita. Lo spostamento fa apparire il Sole proiettato più a est sullo Zodiaco di circa 1° ogni giorno e quindi ne ritarda l’osservazione al meridiano di circa 4 minuti rispetto a una stella.

Nell’antica astronomia geocentrica, dove la Terra era ritenuta immobile, si misuravano per il giorno solare e per il giorno siderale durate simili alle odierne; diversi erano però i fenomeni alla base dei due periodi. Per la diversa prospettiva, la rotazione diurna della sfera delle stelle fisse da est verso ovest determinava la durata del giorno siderale, mentre la poco più lenta rotazione del Sole, sempre da est verso ovest, determinava il giorno solare.

Periodo di rivoluzione terrestre: la Terra percorre la propria orbita con un periodo di rivoluzione determinabile rispetto al Sole o alle stelle. Si chiama anno siderale il periodo di 365 giorni, 6 ore e 48 minuti compreso fra due osservazioni successive del Sole nello stesso punto dello Zodiaco. Si chiama invece anno tropico il periodo di 365 giorni, 6 ore e 28 minuti compreso fra due osservazioni successive del Sole all’equinozio primaverile. I venti minuti di differenza fra i due anni nascono dalla precessione equinoziale. Mutando la direzione dell’asse terrestre, la precessione anticipa la posizione degli equinozi sullo Zodiaco di circa 50″ d’arco annui.

Nell’antica astronomia geocentrica, dove la Terra era ritenuta immobile, si misuravano per l’anno siderale e per l’anno tropico durate simili alle odierne; diversi erano però i fenomeni alla base dei due periodi. Partendo dall’equinozio primaverile, il Sole correva oggettivamente lungo l’eclittica da ovest verso est e tornava all’equinozio dopo un anno tropico. Pochi minuti dopo si compiva l’anno siderale; il Sole raggiungeva quelle stelle fisse che l’anno prima si trovavano all’equinozio ma che, per effetto della precessione equinoziale, interpretata come moto intrinseco della sfera delle stelle fisse, erano di poco slittate verso est.

Periodi dei pianeti: si riconoscono nel moto di un pianeta due periodi, uno rispetto al Sole e uno rispetto alle stelle fisse. Ilperiodo sinodico (dal greco *synodikós = rispetto alla congiunzione) è il tempo medio dopo il quale il pianeta, partito da una certa distanza angolare dal Sole (elongazione), vi ritorna. Il periodo siderale è il tempo medio compreso fra due passaggi successivi del pianeta nello stesso punto dello Zodiaco.

Nell’attuale astronomia eliocentrica, dove i moti planetari si compiono attorno al Sole, il periodo siderale equivale al periodo orbitale del pianeta. Nell’antica astronomia geocentrica, dove i moti avvenivano attorno alla Terra immobile, si misuravano periodi siderali simili agli odierni per i tre pianeti superiori al Sole – che oggi chiamiamo esterni all’orbita terrestre – allora noti: Marte, Giove e Saturno. Erano invece diversi i periodi siderali di Mercurio e di Venere. I due pianeti inferiori – che oggi chiamiamo interni– mostravano di non allontanarsi mai troppo dal Sole e apparivano perciò condividerne il moto siderale annuo (http://catalogo.museogalileo.it/approfondimento/Periodo.html).

Il moto tropico misura la durata dell’anno tropico (dal greco tropos, rotazione) o anno solare, che si riferisce alla durata intercorrente fra due passaggi successivi del Sole allo Zenit di uno stesso tropico, cioè fra due solstizi od equinozi dello stesso nome. Sull’anno tropico è fondato il nostro calendario. È in sostanza il ciclo delle stagioni, o il tempo impiegato dal Sole per tornare nella stessa posizione, vista dalla Terra, lungo l’eclittica, che ha come punto zero il punto vernale.

[3] Si riporta la traduzione di Giuseppe Bezza del testo di Tolomeo.

[4] Con strumenti adeguati, si possono osservare sulla superficie del Sole delle zone estremamente luminose, saltuarie e di breve durata: sono i “brillamenti”, o flares. Essi sono un’improvvisa eruzione della cromosfera: un lampo di luce di eccezionale intensità che si manifesta con una rapidità impressionante. Inoltre, il continuo ribollire della fotosfera spinge spesso gigantesche fiammate di gas a elevarsi al di sopra della cromosfera e a invadere la corona solare: queste fiammate sono le protuberanze solari che divampano improvvise, raggiungendo altezze di centinaia di migliaia di chilometri, per consumarsi “in volo”, o per ricadere sul Sole disegnando una caratteristica sagoma a ponte.

[5] Le comete sono agglomerati di gas, polvere ed elementi pesanti che orbitano attorno al Sole a distanze molto elevate. Sono formate da un nucleo, che comprende la maggior parte della materia, dalla chioma, che si forma per evaporazione e sublimazione delle sostanze del nucleo quando la cometa si avvicina al Sole, e dalla coda, che si allunga per milioni di chilometri ed è formata da gas e polvere sospinti dal vento solare.

Fra l’orbita di Marte e quella di Giove vi è una fascia nella quale si trovano numerosissimi corpi celesti dalle dimensioni molto varie, il cui diametro non supera generalmente un centinaio di chilometri: sono i pianetini o asteroidi. Il più grande di questi asteroidi è Cerere, il cui diametro è poco superiore ai 600 km; solo pochi hanno un diametro superiore ai 100 km, mentre moltissimi hanno dimensioni modeste e forme irregolari, con una lunghezza massima che spesso non supera il chilometro. Ciò nonostante, tutti gli asteroidi, al pari dei pianeti, girano intorno al Sole seguendo un’orbita propria.